Tre ministeri a Iv e Orlando «vice»
Il leader di Italia viva: non ci interessano le poltrone Il problema non è personale, ma politico
Girandola di nomi e il tentativo di scongiurare la crisi di governo. Sempre che si vada al rimpasto. Andrea Orlando vicepremier e tre ministeri a Italia viva: Boschi in testa. Ma l’ipotesi divide.
Nessun contatto fra Conte e Renzi. Nessuno schema certo per sbloccare la crisi. Gli esponenti di Italia viva che continuano ad accusare il capo del governo di non avere mai dato risposte al loro documento politico. Il premier che non fa filtrare nulla, se non che si trova al lavoro, come sempre.
Lo stallo di un crisi che ormai ha i tratti del paradosso, ha anche come contorno scenari che cambiano ad ogni ora: Conte viene dato da fonti di maggioranza costantemente al telefono alla ricerca di responsabili, addirittura vengono segnalati a Palazzo Chigi alcuni senatori eletti all’estero. Una sorta di piano di scorta rispetto ad un’ipotesi principale, ovviamente ufficiosa, che ha come oggetto un patto politico solenne fra Renzi, Conte e gli altri leader prima delle dimissioni del capo del governo e dell’inizio di una crisi pilotata.
Oggi la bozza del Recovery plan dovrebbe arrivare sul tavolo del capo del governo, dopo la sintesi tecnica del Mef, e questo è un’altro snodo centrale. Conte dovrebbe fare un altro passaggio con i capidelegazione della maggioranza prima di portare il piano in Consiglio dei ministri e affrontare la minaccia di una bocciatura, o delle dimissioni, da parte delle due ministre di Italia viva.
Contribuisce alla confusione la divaricazione fra dichiarazioni pubbliche e veline fatte filtrare ai cronisti: mentre si tratta anche su un rimpasto Matteo Renzi continua a dire che «non vogliamo poltrone di ministro, siamo pronti a lasciarle» e aggiunge: «Magari avessimo un problema personale. Noi abbiamo un problema politico con Conte». Mentre Luigi Di Maio si dice comunque «ottimista», perché «nessuno ci perdonerebbe una crisi in un momento del genere», in tanti anche nel governo si dicono pessimisti, «perché Renzi vuole fare fuori Conte, il resto è strumentale», dicono ai piani alti del Pd.
L’argine del M5S intorno alla figura di Conte prosegue, ancora nelle parole di Di Maio: «Ai cittadini va detto che una forza di governo sta mettendo in discussione il governo, ma mi auguro prevalga la responsabilità. Dire che si va a votare tra un mese e mezzo significa rischiare di perdere i fondi del Recovery fund».
Una sintesi prova a farla il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, fra l’altro in prima fila nel risiko quotidiano dell’ipotetico rimpasto: «L’alternativa proposta da Renzi non si capisce qual è. Non abbiamo detto che vogliamo il voto perché ci piace andare a votare in piena pandemia ma solo perché non vediamo altra soluzione alternativa all’attuale equilibrio. Ma se si fa un patto di legislatura allora si può andare avanti. Le formule si trovano se c’è la volontà politica, bisogna capire se esiste».