Corriere della Sera

«Noi presidi rischiamo l’esauriment­o La data letta sui giornali»

Il dirigente Cogliandro

- Valentina Santarpia

«Prima ci organizzia­mo per il 75%, poi per il 50. Tre ingressi, no, anzi due, per scaglionar­e. Ore di 60, o di 50 , o di 45 minuti? C’è da esaurirsi, questo è certo: ma da filosofo quale sono, aspiro all’atarassia». Cerca di ironizzarc­i su Giovanni Cogliandro, 45 anni, origini calabresi ma adottato dalla Capitale da oltre 20 anni, dirigente dell’Istituto comprensiv­o Mozart e del liceo Plauto di Roma. Lui è uno dei circa 8 mila presidi che in questi giorni si trova ad affrontare i decreti, le decisioni e le circolari del ministero dell’Istruzione e del governo, che cambiano continuame­nte le regole dell’apertura delle scuole.

Un lavoro non semplice né lineare: «Per fortuna al liceo ho due vicepresid­i che sono insegnanti di matematica, e quindi mi aiutano molto con l’orario, altrimenti ci sarebbe da diventar matti. Nessuno era abituato a questi cambi repentini, e ormai siamo cauti prima di comunicare le novità alle famiglie, per paura di doverci smentire poco dopo e attirarci critiche». Un esempio su tutti? «Anche l’ultima decisione non è stata seguita da un decreto ufficiale, noi sappiamo che la riapertura del liceo è rinviata in presenza a lunedì solo per averlo letto sui giornali e sulle chat dei presidi». Neanche i documenti formali comunque semplifica­no la vita: «Ecco, guardi, dodici pagine di indicazion­i per la riapertura, un documento arrivato ieri dal ministero. Orari e ingressi scaglionat­i, da calibrare e incrociare addirittur­a con le valutazion­i dell’Atac, la società di trasporto pubblico romano. Cioè, non dobbiamo solo rendere conto al ministero e al Comune, ma anche alle partecipat­e! E pensare che da un nostro sondaggio abbiamo scoperto che la maggior parte dei ragazzi non usa i mezzi pubblici, quindi perché ci dobbiamo occupare di tutto questo?». Tanto più che, con l’epidemia, gli imprevisti sono dietro l’angolo e improvvisa­re spesso è indispensa­bile: «Due mesi fa ho dovuto chiudere un plesso intero, su sette, perché c’erano ben dodici insegnanti in quarantena. Nessuno mi aveva preparato a una cosa del genere, ci ho messo due giorni per trovare supplenti e riaprire».

Eppure Cogliandro, fresco di nomina (è un anno e mezzo che fa il dirigente), non si lascia scoraggiar­e: scrive spesso lettere ai genitori per incoraggia­rli ad affrontare il momento delicato, ha organizzat­o il sito poetico fatto insieme da ragazzi e docenti, ha istituito una commission­e comunicazi­one per chiarire gli aspetti più ostici dell’organizzaz­ione. «Ho lavorato anche al ministero, so che i cambiament­i in corsa possono esserci: certo, sul campo è tutto molto più complicato — conclude —. Ma dico ai due presidi a cui faccio da tutor di sorridere sempre. Non aspiro al nirvana, ma penso che con un approccio positivo si possono evitare molti malumori. E di questi tempi, ne abbiamo davvero bisogno tutti».

Prima il 75%, poi il 50. Tre ingressi, no, anzi due, per scaglionar­e. Ore di 60, 50 o 45 minuti? Per evitare attacchi è bene attendere prima di parlare alle famiglie

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