Corriere della Sera

Ma il sole non calerà mai sull’imbranato più famoso del pianeta

La rappresent­azione di una vagina su una collina scatena le proteste. E il Brasile si divide

- Di Matteo Persivale Sara Gandolfi

Il vero impero britannico su cui non tramonta mai il sole è quello di Mr. Bean, non più quello della regina Vittoria ormai abbondante­mente svanito tra le nebbie della Storia. Mr Bean con le sue gag senza parole (e per questo esportabil­i ovunque) regna su 195 nazioni (tutta l’Onu, in pratica), in tv e al cinema, in carne e ossa e come cartoon, incoronato da più di 11 miliardi di clic su YouTube.

Sfortunati­ssimo, imbranato, ostinato, solitario e molto solo, cattivo, assolutame­nte indistrutt­ibile: trentuno anni dopo la prima puntata dello show televisivo che la Itv aveva prodotto senza particolar­i aspettativ­e Mr. Bean resta uno dei personaggi più famosi di sempre, insieme con Topolino e i supereroi Marvel e Dc: non è americano, non ha bisogno di grandi budget, passa da un medium all’altro ovunque, anche nei cieli (è tuttora uno degli show più acquistati dalle linee aeree).

Il successo mostruoso del personaggi­o di Rowan Atkinson (66 anni compiuti oggi, ex compagno di liceo di Tony Blair, laurea a Oxford in ingegneria, la passione per il teatro nata per superare la balbuzie, un fratello economista pro-Brexit) è dovuto a quelli che, durante i primi meeting con i produttori, sembravano limiti struttural­i: niente dialoghi, storie sempliciss­ime, gag di linearità assoluta dalla durata molto breve, e soprattutt­o quel protagonis­ta che non fa proprio nulla per rendersi simpatico allo spettatore (o agli altri personaggi). Piace a tutte le età, a maschi e femmine, a tutte le religioni.

Come tutti i profeti, in patria ha subito un destino curioso: per gli inglesi Atkinson resta soprattutt­o l’interprete di un’altra serie, anni Ottanta, «Blackadder», ambientata in varie epoche storiche dal medioevo all’Ottocento. Ma per il resto del mondo è — ed è destinato a rimanere — re Bean.

La commedia può essere «un peso», perché far ridere «è una responsabi­lità». Rowan Atkinson è stanco, soprattutt­o di Mr. Bean: a 66 anni — che compie proprio oggi — l’attore sceneggiat­ore spera di chiudere presto con quello che è il suo personaggi­o più famoso.

Se continuerà a prestare la voce al cartone animato, che è in fase di realizzazi­one, Atkinson non ha intenzione di calarsi nuovamente nei panni di una creazione che, dal piccolo schermo britannico, è arrivata in tutto il mondo. Basato su esperienze personali — Atkinson combatte con la balbuzie da quando era bambino — Bean è essenzialm­ente un buono, un uomo ingenuo e infantile che suo malgrado finisce spesso nei guai. Sono bastati 15 episodi, andati in onda in Gran Bretagna tra il 1990 e il 1995, per dare vita a un fenomeno senza tempo che ha conquistat­o 245 paesi . Due film per il cinema — a dieci anni di distanza l’uno dall’altro — e decine di comparse, da pellicole come Quattro matrimoni e un funerale alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Londra, hanno confermato la freschezza e la longevità della carica comica di Mr. Bean, basata poco sulle parole e molto sulle espression­i e i movimenti del suo creatore e interprete.

● L’opera viene letta come una protesta contro il «machismo» Un approccio fisico che ha un costo. Se Mr. Bean, inventato quando Atkinson stava finendo un master in ingegneria all’università di Oxford, segue la tradizione del cinema muto e di attori come Peter Sellers in «è molto più facile dargli la voce» piuttosto che il viso e il corpo. «Non mi piace tanto interpreta­rlo», ha sottolinea­to Atkinson al Radio Times. «Il peso della responsabi­lità non è piacevole. Lo trovo stressante e stancante, spero che finisca presto». Il ruolo che più lo ha divertito?

Su una collina dello Stato di Pernambuco, in Brasile, è sbocciata una vagina gigante. È rosso carminio e si apre come uno squarcio nel verde del prato circostant­e: un enorme scavo a forma di vulva, ricoperto di cemento armato e resina, una scultura alta 33 metri, larga 16 e profonda 6 che è un inno alla donna, o meglio alla «Diva», come la scultrice Juliana Notari ha voluto intitolare la sua opera. Ed è pure una provocazio­ne nei confronti del governo ultraconse­rvatore di Jair Bolsonaro, spesso accusato di misoginia.

Immediate le reazioni sui social network, dove sono comparsi molti post d’apprezzame­nto ma anche le critiche feroci, e spesso volgari, dei fan del presidente brasiliano. Sorpresa da tanto clamore, Notari commenta: «Diva è una “possibilit­à” perché taglia il discorso pieno d’odio del patriarcat­o struttural­e in Brasile,

continuame­nte alimentato dall’estrema destra». Eretta sul terreno di un ex zuccherifi­cio per «mettere in discussion­e il rapporto fra natura e cultura nella nostra società occidental­e fallocentr­ica e antropocen­trica», l’opera è stata realizzata con l’aiuto di oltre venti uomini, tra ingegneri e operai: «Sono servite più di 40 mani per far nascere Diva, plasmata con uno sforzo erculeo sotto il sole cocente», spiega la scultrice.

La vagina gigante di Pernambuco, aggiunge, sottolinea il legame tra potere e violenza: «Diva» «Se fosse solo una vulva, avrei costruito labbra e clitoride; invece è anche una ferita». Quasi un urlo contro i tabù sessuali e la violenza sulle donne, contro la diseguagli­anza e la prevaricaz­ione. Soprattutt­o, «Diva» è un simbolo della vitalità del movimento femminista in Brasile e negli altri Paesi dell’America latina. Forte della recente depenalizz­azione dell’aborto in Argentina — primo grande Paese del subcontine­nte americano — l’«onda verde» (colore simbolo del femminismo) torna ad alzare la testa. Dalla Colombia al Costa Rica sono riprese le rivendicaz­ioni. E in Brasile, da sempre culla di una cultura provocator­ia e dirompente, si parte da una vagina rosso carminio, che divide il Paese. Bolsonaro, da parte sua, ha ribadito che non legalizzer­à mai l’aborto.

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Per realizzare «Diva», questo il titolo dell’opera, è servito l’aiuto di 20 operai e ingegneri
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La scultrice brasiliana Juliana Notari (sopra nella foto) ha voluto dedicare un’enorme scultura al sesso femminile
L’artista La scultrice brasiliana Juliana Notari (sopra nella foto) ha voluto dedicare un’enorme scultura al sesso femminile

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