L’albergo distrutto da una frana «Salvi per pochi centimetri»
Bolzano, caduti 2.000 metri cubi di rocce. Dentro solo i gestori, era chiuso per il Covid
«Per fortuna l’albergo era chiuso per l’emergenza Covid, altrimenti poteva essere una strage», dice il governatore altoatesino Arno Kompatscher fuori dall’hotel Eberle, sulla collina di Santa Maddalena a Bolzano. Una frana di oltre 2.000 metri cubi trascinata da due grossi massi ne ha completamente sventrato l’ala sinistra: è quella dove si trovava buona parte delle stanze dell’hotel, la terrazza amata da molti bolzanini, la hall centrale, la sala conferenza e gli uffici della famiglia Zisser, che gestisce l’albergo e abita nell’ala destra della struttura. Poco sotto scorre placido il tracciato della Passeggiata di Sant’Osvaldo, di solito molto frequentata alle 15 di un pomeriggio qualsiasi, ma chiusa da qualche settimana dopo alcune frane di piccole dimensioni. Basta questo elenco a far capire come solo un miracolo abbia permesso che tutte queste aree fossero interdette al pubblico e vuote. A questo si aggiunge la fortuna che nessuno della famiglia Zisser si trovasse in ufficio al momento del crollo. In condizioni normali Bolzano sarebbe stata una seconda Rigopiano.
Sono circa le 15 quando la frana travolge l’albergo Eberle e parte la richiesta d’aiuto alla centrale di emergenza. I Vigili del fuoco del corpo permanente di Bolzano partono immediatamente dalla caserma con furgoni, camion ed escavatori. Dietro di loro ambulanze e auto medica della Croce Bianca. Si teme che sotto le macerie possa esserci qualcuno anche se l’albergo è chiuso per le disposizioni anti-Covid. Fuori dal cancello dell’Eberle si abbracciano i membri della famiglia Zisser. Per la prima volta Stefan, storico capitano d’acciaio dell’Hockey Club Bolzano, appare fiaccato e impaurito. Stanno tutti bene e riferiscono subito agli uomini del soccorso alpino che nessuno si trovava nell’ala coinvolta. «Se la frana fosse caduta pochi centimetri più verso la mia stanza — racconta Zisser — adesso sarei sotto le macerie: ero a letto, assieme a mia figlia di un anno e mezzo, quando ho avvertito un botto incredibile. Poi la casa ha iniziato a tremare. Subito è arrivata la polvere: fitta, densa, come una nebbia imperscrutabile. Ci siamo salvati passando dalla finestra perché la casa si è spostata e le porte non si aprivano più. Siamo andati sul balcone e da lì ci siamo messi in salvo».
Non si può escludere, tuttavia, che qualcuno stesse passeggiando nonostante la
Monte Tondo
Hotel Eberle chiusura del percorso «Sant’Osvaldo». Il soccorso alpino effettua due sessioni di ricerca persone con i cani. Arriva una sofisticata strumentazione che permette di captare eventuali voci, anche flebili, provenienti dalle macerie. Esito negativo, nessuna persona sepolta. Sospiro di sollievo. Luis Walcher che, in questi casi, è prima di tutto vigile del fuoco volontario e poi vicesindaco, è scosso: «La parete era protetta dalle reti metalliche, ma una frana così grande travolge tutto».
Il responsabile dell’ufficio geologico della Provincia, Volkmar Mair, spiega: «Abbiamo analizzato le fratture dall’elicottero, erano piene d’acqua. Supponiamo con buona certezza che il crollo sia stato provocato dal passaggio da gelo a disgelo dell’acqua. Un fenomeno che, collegato alla forte escursione termica, ha dilatato il volume dell’acqua tra le rocce, spaccandole».