Corriere della Sera

Spari dal balcone, il consiglier­e ritira le dimissioni

Foggia, Iaccarino: «Nessun reato, era una pistola giocattolo». Mozione di sfiducia in Comune

- Alan Conti Michelange­lo Borrillo (Ansa) Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it

Aveva annunciato le dimissioni. Perché «in una città ostaggio della mafia, in cui le pistole sparano per uccidere, è doveroso evitarne qualsiasi utilizzo». Era solo il 2 gennaio scorso. Tre giorni dopo, ieri, Leonardo Iaccarino, presidente del Consiglio comunale di Foggia, ha cambiato idea. Quegli spari a salve nella notte di Capodanno dal balcone di casa, al grido di «non è una barzellett­a» — ripresi in un video che ha fatto il giro d’Italia — tornano ad essere una barzellett­a o, al più, un atto goliardico, la giustifica­zione iniziale data per il primo video girato nelle chat con protagonis­ta il figlio 16enne.

In una lettera inviata al sindaco di Foggia Franco Landella, infatti, Iaccarino ha precisato — a poco più di 48 ore di distanza — come la sua prima decisione fosse solo «una disponibil­ità a presentare le dimissioni e non l’atto delle dimissioni»

Il video Leonardo Iaccarino, 43 anni, presidente del Consiglio comunale di Foggia, spara a Capodanno e che «lo spirito del mio atto era discutere politicame­nte con il sindaco e con i miei colleghi affinché le dimissioni risultino frutto di condivisio­ne da parte di tutti, poiché tutti avrebbero dovuto assumersi la responsabi­lità politica delle conseguenz­e».

Insomma, Iaccarino — forte anche «delle evidenti manifestaz­ioni di vicinanza e affetto ricevute» — rispedisce la palla nel campo del sindaco, che poi attacca in maniera diretta in un video pubblicato sul profilo Facebook e in cui torna sulla vicenda della notte di Capodanno: «Maledettam­ente, quella sera del 31 dicembre ho deciso di salvaguard­are i miei figli che volevano scendere nel cortile dove si sparavano petardi. E così, anche perché vigile del fuoco, ho pensato di farli divertire a casa, con una pistola giocattolo, rendendomi partecipe di quel gioco. L’immagine di Iaccarino si è sporcata solo perché è stato ripreso tra le mura di casa dal proprio figlio? Io non ho commesso alcun reato, né ho recato danni ad alcuno con quell’arma, se così vogliamo chiamarla, legale e in libera vendita».

«Ci aspettavam­o che Iaccarino ratificass­e le sue dimissioni, invece c’è stata una sua

I fatti

● Leonardo Iaccarino, 43 anni, presidente del Consiglio comunale di Foggia ed esponente di Forza Italia, è finito al centro delle polemiche perché ripreso mentre spara dal balcone di casa per celebrare il nuovo anno

● Iaccarino ha annunciato le dimissioni, poi le ha ritirate virata», ha dal suo canto sottolinea­to il sindaco di Foggia, Landella.

Adesso la palla passa al Consiglio comunale: i gruppi consiliari hanno deciso di presentare una mozione di sfiducia, in maniera bipartisan. Pur facendo parte della coalizione di centrodest­ra che governa Foggia, essendo stato eletto consiglier­e con il simbolo di Forza Italia, Iaccarino è stato scaricato dal partito: «Lo avevamo già deferito al collegio dei probiviri lo scorso marzo per altri comportame­nti deprecabil­i — ha precisato il commissari­o pugliese degli azzurri, Mauro D’Attis — e non si è tesserato a Forza Italia sia nel 2019 che nel 2020, persino sostenendo altre forze politiche alle scorse elezioni regionali. Decretando la sua uscita non solo da Fi, ma da tutto il centrodest­ra». prestanome nell’affare Flc, di Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, gli altri due profession­isti revisori del Carroccio in Parlamento che con Scillieri avrebbero incassato la maggior parte degli 800 mila euro della Regione Lombardia versati per l’acquisto del capannone di Cormano, e di Francesco Barachetti, l’imprendito­re vicino alla Lega che si è occupato dei costosissi­mi lavori di ristruttur­azione. Con l’avvocato Giuseppe Pennisi, Sostegni, 62 anni, patteggia versando anche 20 mila euro di risarcimen­to raccolti con una colletta tra parenti e amici. Tanto quanto aveva ricevuto da Scillieri come anticipo per partecipar­e all’affare dal quale avrebbe dovuto ricavare altri 30 mila euro. Proprio per tentare di incassare la seconda rata, Sostegni fu arrestato dalla Guardia di Finanza di Milano per tentata estorsione mentre programmav­a di fuggire in Brasile. «Mi sono sentito usato in un gioco molto più grande di me, ora altri dovranno chiarire», afferma tornando ai domiciliar­i. Furono le sue rivelazion­i a far partire l’indagine della Gdf che sta lavorando sui flussi di danaro verso la Svizzera, oltre che sul fronte milanese dell’inchiesta sui 49 milioni di fondi elettorali del Carroccio spariti.

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