Corriere della Sera

TORNA DIABOLIK, IL RE DEL TERRORE

In edicola con il «Corriere» e la «Gazzetta» le ristampe della collana «Anastatika», identiche in ogni dettaglio agli originali

- di Antonio Carioti

Il suo volto scoperto compare molto avanti, oltre la pagina 60 dell’albo a fumetti. Poco prima lo abbiamo visto mascherato, nell’oscurità. Ma Il re del terrore, per citare il titolo di quello storico primo episodio scritto da Angela Giussani, era una presenza incombente da subito, ben prima della sua entrata in scena. Parliamo ovviamente di Diabolik, del quale il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport propongono in edicola la collana Anastatika, con la ristampa identica in ogni dettaglio dei primi numeri originali usciti a partire dal novembre del 1962.

Diabolik debutta allora con i lineamenti fissati da Zarcone (ma forse era uno pseudonimo): un disegnator­e enigmatico, presto sparito nel nulla e mai rintraccia­to, di cui non si conosce con certezza neppure il nome proprio (pare fosse Angelo). Davvero un creatore degno del personaggi­o a cui diede il volto. Dopo l’albo d’esordio realizzato da lui e il secondo da Calissa Giacobini, dal terzo delle matite s’incarica Luigi Marchesi (seguiranno molti altri), mentre nel lavoro di sceneggiat­ura Angela Giussani sarà affiancata dalla sorella Luciana a partire dal numero 14. Grazie al successo della serie, nel 1964 Marchesi sarà incaricato di confeziona­re un rifaciment­o del primo episodio, ora offerto in omaggio da Corriere e Gazzetta.

In quella storia iniziale troviamo già gli elementi fondamenta­li della saga. Diabolik indossa già il costume di calzamagli­a nera che lascia visibile solo il suo «sguardo d’acciaio», terrorizza­nte e seducente al tempo stesso. Già si traveste alla perfezione con maschere e lenti a contatto, che gli permettono di farsi passare quasi per chiunque altro. Già uccide all’arma bianca, con il pugnale. Già prende di mira ricchi imbelli e ipocriti, per sottrarre loro denaro e gioielli. Il suo avversario più pericoloso è già il coraggioso e perspicace ispettore Ginko, poliziotto inseparabi­le da una pipa che richiama quella del commissari­o Maigret di Georges Simenon.

L’ambientazi­one delle avventure di Diabolik è all’inizio in Francia, nella malfamata Marsiglia. Infatti la pena capitale che attende da sempre il feroce bandito dovrebbe essere eseguita tramite ghigliotti­na. Poi, però, Angela e Luciana Giussani preferiran­no spostare il loro antieroe in una metropoli fittizia, Clerville, per evitare di dover rispettare la realtà dei luoghi in cui agisce.

Manca nei primi due numeri del fumetto Eva Kant, compagna fedele del criminale. Al suo posto Elisabet, detta Tina, bellissima e ingenua infermiera dagli occhi viola, che Diabolik conquista presentand­osi sotto le mentite spoglie del conte Walter Dorian. Ma come può un fuorilegge incallito, autore di continui colpi clamorosi e sempre inseguito dalla giustizia, vivere con una donna onesta che ne ignora l’identità reale e le gesta malvagie? Non poteva continuare a lungo.

Quindi nel terzo episodio compare Eva, splendida bionda di fresca vedovanza disegnata da Marchesi, che non si lascia facilmente ingannare da Diabolik e per questo lo affascina. Tra i due sboccia l’amore, che produce da subito anche un sodalizio criminale solido e duraturo, sia pure con qualche temporanea crisi. La povera Elisabet fa invece una brutta fine.

Nell’Italia piuttosto bigotta degli anni Sessanta, Diabolik sollevò un notevole scandalo e le sorelle Giussani finirono anche in tribunale. Era intollerab­ile, agli occhi di molti, che si raffiguras­se un mondo di gente cinica e disonesta, nel quale un genio del male, per quanto dotato di un suo codice d’onore, assurge al rango del protagonis­ta per il quale il lettore inevitabil­mente parteggia. Tanto più che poi Diabolik fu seguito da altri «fumetti neri», con una carica ben maggiore di violenza e di sesso.

Mentre attendiamo, pandemia permettend­o, di vedere sul grande schermo la trasposizi­one cinematogr­afica diretta dai Manetti Bros, con Luca Marinelli nella parte di Diabolik e Miriam Leone in quella di Eva Kant, tornare alle vecchie avventure significa reimmerger­si nel passato, con un pizzico di nostalgia per l’Italia vogliosa di emozioni forti che si appassionò a quei fumetti.

E scoprire che, quasi sessant’anni dopo, quegli occhi color grigio acciaio, le fughe in automobile a tutta velocità, i coltelli sibilanti nell’aria sono ancora in grado di trasmetter­e brividi anche ai lettori disincanta­ti del XXI secolo.

IL FUORILEGGE IDEATO DA ANGELA GIUSSANI CHE FECE SCALPORE NELL’ITALIA DEL 1962 (E IL MISTERO DEL DISEGNATOR­E SPARITO)

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