POLITICA NEL SUD, DOVE LE TOGHE LEVANO E METTONO
Dopo Bassolino in Campania, 19 processi 19 assoluzioni, ecco ora Oliverio in Calabria, appena assolto perché il fatto non sussiste. Due ex governatori meridionali del Pd, entrambi abbandonati dal partito, riabilitati dalla stessa giustizia che li ha trattenuti per anni sotto processo: ma verrebbe quasi da dire in ostaggio. Anche in questi due casi si confermano sia l’aspetto devastante dell’azione inquisitoria sia quello riparatore, se i giudici assolvono. Dunque, il sistema giudiziario ne esce teoricamente salvo, perché risultano rafforzate tanto la funzione interna della dialettica giudiziaria quanto l’idea esterna di una magistratura capace di autocorreggersi. Ma nel concreto non ci sono solo gli alti prezzi pagati individualmente o quelli generali di cui si parla da tempo. C’è anche uno specifico problema spaziotemporale. Quando tutto si concentra, come in questo caso nel Mezzogiorno, le conseguenze sulla classe dirigente rischiano infatti di risultare insanabili. Solo ora, dopo un decennio, Bassolino prova a rimettersi in gioco, mentre Oliverio non ha potuto partecipare alle ultime Regionali poi vinte dal centrodestra. La questione è di ordine culturale, prima che politica. La conferma un paradosso. Quello di una magistratura — intesa come apparato formativo — che proprio in queste aree del Paese si pone come «soluzione» al problema della classe dirigente. Da un lato la seleziona, dall’altro la sostituisce proponendo se stessa in alternativa. Come se non ci fossero altre scuole di formazione o altri ambiti professionali a cui attingere. È ciò che sta per accadere. In Campania, con la più che ventilata candidatura a sindaco di Napoli di Catello Maresca, attuale sostituto procuratore generale, e in Calabria con quella a governatore di Luigi de Magistris che pur essendosi dimesso da tempo non ha mai smesso di sentirsi un pm. Il solo fatto che siano in campo dimostra quanto asfittico può rivelarsi uno scenario dominato da sole toghe.