Mps, fiammata in Piazza Affari La partita del board Unicredit
L’ipotesi di spin off del marchio di Siena sul territorio. Sileoni: no a lacrime e sangue
La Borsa ha i suoi modi per mandare segnali: ieri la corsa del Monte dei Paschi di Siena, che è arrivato a guadagnare il 6,09%, è stato uno di questi. Il dossier al ministero dell’Economia è aperto, la Bce ha definito i paletti: la banca ha definito il piano che prevede una ricapitalizzazione tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro. Piano che potrebbe correre in parallelo al percorso che dovrà vedere la graduale (o rapida) uscita del Tesoro dall’azionariato. Che dovrà avvenire con un passaggio non formale: le tappe dovranno essere riferite dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, in Parlamento. Un emendamento alla manovra ha infatti inserito la Camera come passaggio obbligato per la cessione. Il motivo? È ancora molto forte un partito trasversale, con molti esponenti dei 5Stelle, che punterebbe invece alla nazionalizzazione. Questione antica per la banca senese, la cui fondazione ex di controllo, negli anni scorsi, aveva resistito fino all’ultimo pur di non scendere sotto la fatidica soglia del controllo. E proprio con la Fondazione attualmente c’è un contenzioso miliardario che potrebbe rappresentare uno scoglio sulla via del mercato. Ieri il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, è stato chiaro: non accetteremo mai un piano industriale che imponga sacrifici oltre quelli già chiesti».
Ma la Borsa corre, Equita ha fissato un prezzo obiettivo a 1,6 euro. Segno che la scommessa sul destino della banca fondata nel 1472 è tutta aperta. Come la partita decisiva per la sostituzione dell’amministratore delegato di UniCredit, Jean Pierre Mustier. Il presidente della banca di Piazza Gae Aulenti, Pier Carlo Padoan, in queste settimane ha sondato gli azionisti, a cominciare dalla fondazioni Verona, Torino e Bologna, le quali detengono circa il 3% delle azioni. E ha sondato anche gli altri grandi investitori. Unicredit si presenta come una vera e propria public company dove l’azionariato è molto frastagliato e dunque anche l’operazione eventuale di integrazione con il Monte dei Paschi è tutt’altro che semplice. Il motivo? Lo Stato detiene il 64% di Mps e dunque a seconda dei concambi finerebbe con il diventare il primo socio singolo di un’eventuale UniMps. Secondo le ultime ipotesi la richiesta di “dote” al Mef sarebbe pari a 5-6 miliardi Gli advisor sono al lavoro da tempo e una delle ipotesi di via XX settembre, come ha riportato il Messaggero, sarebbe quella di uno spin off in una fase successiva in modo da preservare il marchio storico nei territori di riferimento, a cominciare dalla Toscana. Ipotesi. Valutazioni. Una cosa è certa, il passaggio decisivo è legato alla scelta del nuovo amministratore delegato di Unicredit, che avrà il compito di negoziare con il Tesoro, con Mps, con Bce e con gli azionisti. Una nomina che si inserisce nel quadro del rinnovo dell’intero board Unicredit. E il profilo che è stato chiesto a Spencer Stuart racchiude queste caratteristiche: visione internazionale, attenzione alle specificità italiane, con particolare attenzione ai profili di retail banking. L’aggregazione con Mps consoliderebbe certamente la presenza in Italia, ma forse non sarebbe ancora sufficiente per giocare alla pari la partita con IntesaSanpaolo. Chi sarà il candidato? Si va da Fabio Gallia a Flavio Valeri, a Marco Morelli. La scelta farà partire il risiko.