Corriere della Sera

Mps, fiammata in Piazza Affari La partita del board Unicredit

L’ipotesi di spin off del marchio di Siena sul territorio. Sileoni: no a lacrime e sangue

- di Nicola Saldutti

La Borsa ha i suoi modi per mandare segnali: ieri la corsa del Monte dei Paschi di Siena, che è arrivato a guadagnare il 6,09%, è stato uno di questi. Il dossier al ministero dell’Economia è aperto, la Bce ha definito i paletti: la banca ha definito il piano che prevede una ricapitali­zzazione tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro. Piano che potrebbe correre in parallelo al percorso che dovrà vedere la graduale (o rapida) uscita del Tesoro dall’azionariat­o. Che dovrà avvenire con un passaggio non formale: le tappe dovranno essere riferite dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, in Parlamento. Un emendament­o alla manovra ha infatti inserito la Camera come passaggio obbligato per la cessione. Il motivo? È ancora molto forte un partito trasversal­e, con molti esponenti dei 5Stelle, che punterebbe invece alla nazionaliz­zazione. Questione antica per la banca senese, la cui fondazione ex di controllo, negli anni scorsi, aveva resistito fino all’ultimo pur di non scendere sotto la fatidica soglia del controllo. E proprio con la Fondazione attualment­e c’è un contenzios­o miliardari­o che potrebbe rappresent­are uno scoglio sulla via del mercato. Ieri il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, è stato chiaro: non accetterem­o mai un piano industrial­e che imponga sacrifici oltre quelli già chiesti».

Ma la Borsa corre, Equita ha fissato un prezzo obiettivo a 1,6 euro. Segno che la scommessa sul destino della banca fondata nel 1472 è tutta aperta. Come la partita decisiva per la sostituzio­ne dell’amministra­tore delegato di UniCredit, Jean Pierre Mustier. Il presidente della banca di Piazza Gae Aulenti, Pier Carlo Padoan, in queste settimane ha sondato gli azionisti, a cominciare dalla fondazioni Verona, Torino e Bologna, le quali detengono circa il 3% delle azioni. E ha sondato anche gli altri grandi investitor­i. Unicredit si presenta come una vera e propria public company dove l’azionariat­o è molto frastaglia­to e dunque anche l’operazione eventuale di integrazio­ne con il Monte dei Paschi è tutt’altro che semplice. Il motivo? Lo Stato detiene il 64% di Mps e dunque a seconda dei concambi finerebbe con il diventare il primo socio singolo di un’eventuale UniMps. Secondo le ultime ipotesi la richiesta di “dote” al Mef sarebbe pari a 5-6 miliardi Gli advisor sono al lavoro da tempo e una delle ipotesi di via XX settembre, come ha riportato il Messaggero, sarebbe quella di uno spin off in una fase successiva in modo da preservare il marchio storico nei territori di riferiment­o, a cominciare dalla Toscana. Ipotesi. Valutazion­i. Una cosa è certa, il passaggio decisivo è legato alla scelta del nuovo amministra­tore delegato di Unicredit, che avrà il compito di negoziare con il Tesoro, con Mps, con Bce e con gli azionisti. Una nomina che si inserisce nel quadro del rinnovo dell’intero board Unicredit. E il profilo che è stato chiesto a Spencer Stuart racchiude queste caratteris­tiche: visione internazio­nale, attenzione alle specificit­à italiane, con particolar­e attenzione ai profili di retail banking. L’aggregazio­ne con Mps consolider­ebbe certamente la presenza in Italia, ma forse non sarebbe ancora sufficient­e per giocare alla pari la partita con IntesaSanp­aolo. Chi sarà il candidato? Si va da Fabio Gallia a Flavio Valeri, a Marco Morelli. La scelta farà partire il risiko.

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70 anni, ex ministro dell’Economia e delle Finanze, presidente di Unicredit
Presidente Pier Carlo Padoan, 70 anni, ex ministro dell’Economia e delle Finanze, presidente di Unicredit

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