Dorin, le macchine per creare il freddo «Più export in Asia»
Conquistare quote di mercato all’estero e accelerare l’attività di ricerca e sviluppo per la progettazione di nuove generazioni di prodotti. La storia del gruppo Dorin si dipana nell’arco di un secolo, nel 1918, anno della fondazione, era un’officina a pochi passi da piazza S.Croce a Firenze dove si producevano macchine utensili, poi, a partire dal secondo dopoguerra, l’attività viene orientata sulla produzione di compressori per condizionamento e refrigerazione. Oggi il gruppo Dorin, interamente controllato dagli eredi del fondatore, le famiglie Balduino e Dorin, è il terzo player al mondo nel mercato dei compressori utilizzati su macchine per il freddo (impianti di refrigerazione e gruppi frigo). L’ex presidente di Confindustria, Vittorio Merloni, a cui spetta il copyright della definizione «multinazionale tascabile», non avrebbe esitato nel catalogare Dorin tra le imprese italiane capaci di scalare i mercati esteri battendo la concorrenza straniera. «In un anno difficile come il 2020, contrassegnato da una pandemia globale, siamo comunque riusciti a centrare una crescita del fatturato, grazie al buon andamento del mercato estero», spiega Giuseppe Balduino, amministratore delegato di Dorin. Il gruppo esporta circa il 78% della produzione, con mercati di riferimento in Asia, Russia e Medio Oriente. Non a caso, il 2020 verrà archiviato con un giro d’affari complessivo di circa 55 milioni. «Fino ad oggi siamo cresciuti con gradualità, senza ricorrere a fusioni o acquisizioni di rami d’azienda. Negli ultimi otto anni — racconta il presidente Mario Dorin — il fatturato è raddoppiato. L’obiettivo è ora centrare un ulteriore raddoppio nei prossimi cinque anni, contando sullo sviluppo del mercato nord americano e di alcune aree dell’Africa». Nei piani di medio termine dell’azienda figura la possibilità di aprire il capitale all’ingresso di investitori esterni. «È una eventualità che potrebbe essere valutata, a partire dall’ipotesi di una quotazione in borsa», dice Balduino. Nello stabilimento di Compiobbi, a sud di Firenze, da qualche settimana è intanto partita l’attività di sviluppo dei compressori che dovranno garantire temperature di 80 gradi sottozero nelle cabine di conservazione dei vaccini anti Covid.