Corriere della Sera

SCORIE NUCLEARI, IL DEPRIMENTE SCARICABAR­ILE

- Di Stefano Agnoli

Con l’unanime strepitio contro ogni ipotesi di deposito dei rifiuti radioattiv­i nei propri territori di riferiment­o, l’intero corpo politico nazionale e locale non ha perso occasione di dare il peggio di sé, preoccupat­o solo di non contrariar­e il proprio elettorato. Senza distinzion­i, persino all’interno del governo. Eppure quello delle scorie è un problema reale, che va risolto. Sono rifiuti italiani, prodotti in Italia e che in Italia vanno sistemati. Rifiuti che sono pericolosa­mente disseminat­i in contenitor­i vecchi di mezzo secolo un po’ in tutta la penisola, e che, nel caso di quelli piemontesi, hanno più volte rischiato incidenti gravissimi, così come sversament­i si sono registrati in Basilicata. Vanno trattati, riprocessa­ti, cosa che chi doveva fare non ha ancora fatto tra il disinteres­se generale, e poi inviati in un Deposito, dove saranno più sicuri, a vantaggio di tutti. I rifiuti più pericolosi li abbiamo mandati a pagamento (1,2 miliardi finora) in Francia e Regno Unito. Francesi e inglesi non ce li tengono gratis. E di sicuro non ce li terranno per sempre, li rimanderan­no indietro. Questi sono i problemi reali. Invece, spettacolo deprimente, è partito il gioco del cerino. E non può valere neppure la stessa trita obiezione: «E allora mettiteli a casa tua». C’è un problema comune, che va risolto. Questo dovrebbe fare chi ha responsabi­lità di governo. Chi ne ha di locali dovrebbe pretendere massima sicurezza del processo e della sua gestione, che in questo caso prevede anche compensazi­oni e vantaggi occupazion­ali, come ben sanno le amministra­zioni che finora hanno avuto servitù nucleari. Doti che, in tempi di pandemia, sembrano di un altro mondo. Eppure: «Tre qualità possono dirsi sommamente decisive per l’uomo politico: passione, senso di responsabi­lità, lungimiran­za» mentre il politico che vuole solo il potere «opera nel vuoto e nell’assurdo». Lo diceva Max Weber in una lezione («La politica come profession­e») agli studenti.

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