Corriere della Sera

Il ritorno dopo l’infortunio Goggia vince ancora: «La dedico a mio padre»

Trionfo in Austria Nono successo dell’azzurra in Coppa del Mondo ispirandos­i alla fuoriclass­e americana La Goggia vince da padrona la libera di St.Anton «Come la Vonn: da metà gara in giù, a tutto gas»

- di Flavio Vanetti

Come Lindsey Vonn, forse? «Ci farei la firma, ma io non ho vinto 82 volte nella Coppa del Mondo: sono solo al nono successo…». Eppure Sofia Goggia nel trionfo nella discesa di St.Anton, seguito di quello di dicembre nella seconda libera di Val d’Isère (dove nella prima gara aveva ceduto a Corinne Suter, stavolta stracciata assieme a tutte le altre), ha ricordato la fuoriclass­e statuniten­se che l’ha sempre ispirata. «Un po’ devo ringraziar­la. Ho rivisto come vinceva nel 2007: la mia gara è stata simile alla sua, da metà pista in poi ho fatto un altro sport. Quando le altre alzano il piede, io lo tengo giù».

La dedica è per i 70 anni di papà Ezio («Non l’ho sentito subito, aveva il telefono intasato dai messaggi dopo che in tv avevo ricordato il suo compleanno»), la curiosità si lega invece al Natale: «In Austria le piste portano i nomi dei grandi del passato. A Bad Kleinkirch­heim avevo vinto sulla Klammer, a St.Anton ce l’ho fatta sulla Schranz: il 25 dicembre su Youtube mi sono gustata le gare dell’epoca e di quello sci tanto diverso ed emozionant­e». Ed è anche bello agganciars­i alla Sofia Goggia che otto anni fa, su questo stesso tracciato, primeggiav­a nella Coppa Europa: «C’erano condizioni diverse ed era un palcosceni­co inferiore; ma sento l’orgoglio di aver corso con l’aggressivi­tà di quella ragazzina».

Uno sguardo d’intesa alla partenza con il nuovo skiman («Pure lui appartiene al Bergamo Power»), quindi il consueto rituale: «Io dico “atteggiame­nto giusto”, lui ripete la frase. Poi, assieme, urliamo: per Bergamo!». Anche la nona sinfonia, opera vincente incastonat­a in un totale di 30 podi e gratificat­a dal pettorale di leader solitaria della libera, è nato da cose semplici. E da una parola chiave che deriva dai confronti — a volte burrascosi — con il c.t. Gianluca Rulfi: «Mi ripete che quando la pista mi aggredisce sono brava perché avverto un senso di necessità. Se invece sono io a cercarla, mi addormento.

Perciò la parola giusta era, in bergamasco,

Serviva osare: il tracciato di St. Anton è corto: «Non mi aspettavo di vincere con uno scarto tanto ampio». Questione di tecnica («In discesa sono una delle migliori, se non la migliore, quando si devono tirare curve oltre i 100 orari») e di approccio: «Dal bosco al traguardo ho sciato davvero bene. Se ci metto del mio, faccio la differenza». E pazienza se Sofia in un paio di punti ha seminato i soliti rischi. Si torna ai dibattiti con Rulfi: «È Doctor Gianluca e Mister Rulfi: non gli vado mai bene… In Francia, quando avevo perso dalla Suter, non mi ha parlato fino alla cena. Vorrebbe la perfezione: ma io sono bipede e dei due piedi uso anche l’interno, a costo di rischiare. Però è vero: se mi tenessi un

Ho spalato fango, mi sento cambiata La dedica è per i 70 anni di papà Ezio

margine, vincerei sempre».

Ma non è nel Dna di Sofia Goggia, la campioness­a che ha battuto anche un periodo di crisi ricordando­si di un esperiment­o degli anni 80 negli Usa: «Si chiamava Biosfera 2: riprodusse­ro un ecosistema vegetale, senza animali ma con gli uomini. Dopo un po’, però, le piante caddero. Perché? Perché mancava il vento, che prima ti piega e poi ti aiuta a radicare». Anche lei ha trovato nuove radici e il vento amico: «Ho cambiato parecchio, ho spalato fango. E non ho ancora finito».

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 ?? (Afp) ?? Imprendibi­le Sofia Goggia, 28 anni domina la discesa a St. Anton: secondo successo in questa stagione
(Afp) Imprendibi­le Sofia Goggia, 28 anni domina la discesa a St. Anton: secondo successo in questa stagione

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