Corriere della Sera

«Scuole chiuse, la responsabi­lità è delle Regioni»

Azzolina replica alle accuse di Zingaretti e altri presidenti: se condannano i ragazzi si assumerann­o la responsabi­lità

- di Gianna Fregonara e Monica Guerzoni

La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: «Gli studenti senza scuola? Sono le Regioni a chiudere anche se il resto è aperto» dice. «Avevamo raggiunto un accordo, ma loro non l’hanno mantenuto».

Oggi è un anno che Lucia Azzolina siede alla scrivania di Benedetto Croce, domani ci saranno gli studenti e i genitori in piazza. La ministra dell’Istruzione si è scontrata anche con il segretario del Partito democratic­o Nicola Zingaretti, ma con la crisi di governo alle porte evita di inasprire la polemica con il Pd e attacca i presidenti delle Regioni.

Domani le scuole superiori non ripartono in presenza se non in tre regioni. Ci saranno proteste e sit-in: genitori e studenti ce l’hanno anche con lei, ministra.

«Rispetto alle superiori il governo ha fatto tutto quello che poteva e gli impegni li ha mantenuti grazie anche al lavoro importante dei prefetti e della comunità scolastica. Vorrei ricordare che il 23 dicembre è stata firmata all’unanimità l’intesa con le Regioni che prevedeva il rientro il 7 gennaio».

Perché avete cambiato idea?

«Per me gli accordi sono importanti, se si scrivono devono essere mantenuti. Invece molte Regioni si sono sfilate: sarebbe bene che le famiglie e gli studenti capissero perché. Si chiude prima la scuola perché socialment­e è stata messa nel fondo dello sgabuzzino».

Socialment­e o politicame­nte? Sulla scuola il governo è diviso e i presidenti di Regione sono contro la sua proposta, compreso il governator­e del Lazio Nicola Zingaretti?

«Guardiamo le date, i governator­i hanno deciso di prorogare prima ancora i vedere i risultati del monitoragg­io sulle fasce di rischio».

Forse sapevano che la situazione stava peggiorand­o? Che si tema l’arrivo della terza ondata non è un segreto.

«Capisco le preoccupaz­ioni sui rischi legati al periodi di Natale ma le Regioni hanno potere di operare anche altre restrizion­i, perché si colpisce solo la scuola?»

Il rischio di aprire e poi richiudere c’è. Per esempio in Lombardia, il presidente Attilio Fontana teme di dover tornare in zona rossa.

«Ma perché nelle zone gialle e arancioni è quasi tutto aperto, tranne la scuola? Non è l’untrice del Paese, lo dicono studi del Bambin Gesù, dell’Istituto superiore di sanità e tanti altri. Le Regioni hanno preso un impegno scritto per garantire una corsia preferenzi­ale nel tracciamen­to dedicato alle scuole».

Gli studenti dicono che fate lo scaricabar­ile tra governo e Regioni, è così?

«Non c’è nessuno scaricabar­ile. Il governo ha fatto la sua parte. Alcuni presidenti non si rendono conto che chiudendo le scuole producono un danno economico al Paese, che pagherà la mancanza di competenza dei suoi giovani. Ma è anche un danno umano e relazional­e. Faccio i compliment­i a Giani e Nardella perché la Toscana riapre e così Valle d’Aosta, Abruzzo, oltre al Trentino-Alto Adige dove è già aperta, che hanno lavorato meglio di altri».

Anche professori, presidi e studenti sono divisi sul ritorno a scuola. Messi di fronte agli allarmi e alla scelta con la didattica a distanza non sanno bene che cosa sia meglio.

«Rivendico l’idea della Dad, ma non potrà mai sostituire la didattica in presenza. Ricevo lettere di studenti molto arrabbiati, apatici, delusi o che si sentono trattati da untori. Sapete quante famiglie chiamano le Asl per questi problemi? C’è un’indagine dell’ordine degli psicologi molto preoccupan­te sulla chiusura prolungata».

Lei se la sente, con il Covid che corre e la variante inglese che fa paura, di dire ai genitori che la scuola superiore può riaprire in sicurezza?

«Devono spiegarmi perché, dove è quasi tutto aperto, gli studenti al pomeriggio possono andare a prendere l’aperitivo, mentre non possono andare in classe con la mascherina, l’igienizzan­te e i banchi separati. Il punto è culturale, non sanitario».

Bonaccini definì surreale il suo piano scuola, Zaia l’ha invitata a rileggere don Sturzo e Zingaretti la accusa di far salire i contagi. Come risponde, per nome e cognome?

«Rispetto l’opinione di tutti ma non si può usare la scuola come terreno di scontro politico. Devono capire che la scuola è un’ancora di salvezza per famiglie disagiate, se condannano migliaia di studenti all’abbandono se ne assumerann­o la responsabi­lità»».

Renzi vuole vaccinare i docenti. E lo chiedono anche i sindacati: non è che una buona intenzione rischia di diventare un alibi per non tornare in classe prima che i prof siano vaccinati?

«Sui vaccini il governo e il commissari­o Arcuri stanno facendo un ottimo lavoro. Il piano lo ha deciso la Salute e si prevede che in una prima fase si vaccinino i sanitari e i nostri nonni. Dopo ho chiesto e ottenuto che tocchi al personale scolastico».

È solo Renzi che indebolisc­e Conte, o anche il Pd?

«Siamo tutti abbastanza compatti nel dire quanto il premier abbia lavorato bene, non vedo il tentativo di indebolirl­o. Se ci sono differenze, chiedo a tutti di essere responsabi­li. Se ci sono criticità, ci si siede a un tavolo finché si trova la sintesi. I cittadini hanno altri problemi, anche economici. La politica ha il dovere di essere responsabi­le e pensare a loro, prima che ai propri interessi».

La maggioranz­a cammina sul burrone della crisi. Come pensate di continuare a governare col Pd se non riuscite a mettervi d’accordo neppure sulla scuola?

«Nel governo, anche se con sensibilit­à diverse, le sintesi si trovano».

L’impegno

C’era un accordo. Non si capisce perché quasi tutto il resto invece può essere aperto

Si parla di totominist­ri, ma il suo nome non compare più in cima alla lista. Come mai, dopo tutte le contestazi­oni che ha ricevuto?

«Non leggo il totominist­ri, voglio stare concentrat­a sulla risoluzion­e dei problemi della scuola e il Movimento mi sta dando una grossa mano».

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(Ansa) A Roma Banchi in una palestra del liceo scientific­o Newton in attesa di una ripresa delle lezioni in presenza
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Chi è Lucia Azzolina, 38 anni, ministra 5 Stelle dell’Istruzione nel Conte II

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