PADIGLIONE ITALIA
QUANDO VA IN ONDA IL FESTIVAL DELL’AMBIGUITÀ
Imbarazzi, ipocrisie, incagli. Mentre l’amico americano ostentava infine il suo vero volto, mentre le tv di tutto il mondo mostravano la farsesca «presa di Capitol Hill» sollecitata dal presidente Trump (che pure è costata quattro morti), in Italia andava in onda il festival dell’ambiguità, dei tentennamenti, delle omissioni.
A partire dalla presidenza del Consiglio che, nell’affermare che «la violenza è incompatibile con l’esercizio dei diritti politici e delle libertà democratiche», cercava di allontanare l’amaro calice. Lontani i tempi in cui Giuseppi affermava «io e Trump rappresentiamo il governo del cambiamento». Generico il ministro degli Esteri Di Maio (una blanda condanna a ogni forma di violenza), fumoso il più trumpiano d’Italia, Matteo Salvini (fino a ieri indossava una mascherina con scritto «Go Donald Go»). Giorgia Meloni ha preso le sue distanze: «Mi auguro che le violenze cessino subito come chiesto dal Presidente Trump».
Anche i distinguo a sinistra non sono stati meno imbarazzanti. L’ex ministro Fabrizio Barca, dopo aver twittato che sono «scene che ci fanno riflettere su estrema fragilità democrazia Usa», ha buttato lì qualche giustificazione sociale sull’invasione (condivisa da sinceri democratici), come fossero “compagni che sbagliano”.
Per quanto imbiancati, i sepolcri sono pur sempre sepolcri.
Polemiche
La giostra delle dichiarazioni dopo l’assalto al Congresso americano