Corriere della Sera

Renzi insiste ma teme sorprese: magari hanno l’intesa per altri voti...

Il leader di Italia viva: non si può escludere nulla Conte mi pare troppo sereno, non preoccupat­o

- Tommaso Labate

«Conte mi sembra troppo sereno. Dovrebbe essere preoccupat­o, invece mi pare che non lo sia affatto. Magari ha già un accordo con Berlusconi, magari c’è un pezzo di Forza Italia che gli ha già garantito i voti in Parlamento che verrebbero meno senza Italia Viva. Non riesco a spiegarmi altrimenti questa sua tranquilli­tà. A questo punto della storia non si può escludere nulla. E poi oh, com’è che si dice, il “becco”», che è il modo in cui in Toscana si identifica il marito tradito, «è sempre l’ultimo a sapere le cose? Magari hanno già combinato tutto e io non lo so».

Raggiunger­e telefonica­mente Matteo Renzi ieri pomeriggio significa avere accesso in prima visione a una scena del film della crisi che prima o poi doveva arrivare. È il momento in cui anche il giocatore più esperto, di fronte alla mano che può cambiargli la vita, mette in conto lo scenario peggiore. Quello di perdere tutto. Ci sono precedenti storici fin troppo noti in cui tra Renzi e il premier in carica c’è di mezzo quell’aggettivo, «sereno». Ma stavolta la storia è diversa. Renzi non invita alla serenità, come fu con Enrico Letta; la vede già, la serenità, nell’atteggiame­nto di Conte. «Che cosa sta combinando nel momento in cui il Paese è nella melma (la parola è un’altra, ndr)? Nulla, se non “grandefrat­ellizzare” una questione politica di vitale importanza per il futuro dell’Italia», ragiona l’ex premier. E ancora: «Venerdì sera hanno fatto uscire questa storiella secondo cui Italia Viva pretendeva di mettere il Ponte nello Stretto tra i progetti del Recovery. Gli ha detto sfiga, e ha

Gli equilibri

La linea: può accordarsi con Brunetta o chi vuole, non ho paura di andare all’opposizion­e

detto fortuna a me, che proprio in quel momento ero intervista­to in diretta tv su Rete 4 da Barbara Palombelli e le stavo giustappun­to dicendo che il Ponte, nel Recovery Plan, non ci può stare...».

Non c’è nulla nel tono della voce di Renzi che lasci immaginare, dietro quel telefono, le sembianze di un uomo che ha paura. Tutt’altro. Eppure in questa partita lunghissim­a, che Conte e il leader di Iv possono pareggiare ma che uno dei due può anche perdere male, la sconfitta va messa in conto. O no? «Guardate, io non dico che Conte se ne deve andare a casa a tutti i costi. Per me può anche rimanere premier fino a fine legislatur­a e farsi la maggioranz­a con Brunetta o con chi vuole lui, se riesce. Dico però che se l’andazzo continua a essere questo, e cioè il governare senza combinare un tubo, io non voglio essere correspons­abile... Iv non ha mica paura di andare all’opposizion­e, sa?».

L’uomo che a ragione si vanta di aver confinato all’opposizion­e Salvini nell’agosto del 2019, insomma, non mostra la paura di fare la stessa fine nel gennaio del 2021. «Così, avanti, non andiamo. Se Conte ha un accordo con Berlusconi possiamo passare ai banchi dell’opposizion­e», ripete. Il filo dei contatti con il premier si è interrotto. Ma, stando alle confidenze che Renzi fa ai suoi, quando due non si sentono spesso la colpa è di entrambi e non di uno solo. «Ho letto», dice sorridendo, «che mi avrebbe cercato e che io non gli avrei risposto. Mi chiama la vigilia di Natale, io non potevo rispondere, mi manda un messaggio del tipo “era solo per scambiarci gli auguri” e io rispondo con cortesia “anche a te e famiglia”. Ci sono dei messaggi poi alla fine dell’anno, dello stesso tenore. E un ultimo di Conte in cui mi preannunci­ava una telefonata di Gualtieri sulla revisione del Recovery plan. E poi più nulla».

Il film della crisi è arrivato a uno di quei momenti che sembra un punto morto. Che magari, come spesso succede quando si è convinti di osservare il nulla, nasconde un colpo di scena. Oppure no.

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