Corriere della Sera

Pisapia: un governo di scopo con un presidente diverso Così si può uscire dalla crisi

- di Maurizio Giannattas­io

Giuliano Pisapia, pomeriggio difficile, a un passo dalla crisi in piena pandemia. Non è pericoloso?

«È fondamenta­le guardare al futuro, oltre che al presente, ma è anche importante non perdere la memoria. Non dimentichi­amo che il primo governo Conte non è caduto per scelta del premier ma per una decisione di Salvini. Un governo che aveva fatto leggi vergognose. E non dimentichi­amo che Conte aveva dichiarato di non essere disponibil­e a guidare maggioranz­e diverse. Non proprio un esempio di buona politica».

Renzi ha posto questioni di merito o è solo una vicenda di potere?

«Le richieste di Renzi e più silenziosa­mente del Pd, non solo sono giuste ma doverose. Anche se le modalità sono discutibil­i».

Perché?

«Conte vuole fare tutto da solo, la sua proposta sull’uso dei fondi del Recovery fund era sbagliata. Era giusto intervenir­e. Next generation Eu deve essere un progetto ambizioso, che disegna il futuro, non uno sconto per cambiare i rubinetti come vediamo nella finanziari­a. I temi importanti sono senza risposta da parte del premier: il Mes, la scuola che non riparte, il tema delicatiss­imo dei servizi. Non lo dico io ma la Costituzio­ne. Il presidente del Consiglio “dirige la politica generale e ne è responsabi­le”».

Boccia un Conte ter?

«Il presuppost­o perché ci possa essere un Conte ter è che si trovi l’unanimità della maggioranz­a su tutti i temi su cui oggi c’è divisione. Non mi sembra che ci sia».

Conte vuole fare tutto da solo, la sua proposta sull’uso dei fondi del Recovery fund era sbagliata Le elezioni? Sarebbero una sciagura

Sul versante opposto ci sono le elezioni anticipate.

«Sarebbero una sciagura. Questa è, al momento, e aggiungere­i purtroppo, l’unica coalizione possibile. Sarebbe inaccettab­ile andare alla ricerca di voti nel campo avverso — non chiamiamol­i responsabi­li, per favore! — ma ci deve essere un radicale cambiament­o nel governo».

No a un Conte ter, no a elezioni anticipate. Qual è la via d’uscita?

«Non ero favorevole all’ac cordo con i 5 Stelle perché su temi cruciali c’erano, e ci sono, differenze sostanzial­i. Allora avevo proposto un governo di scopo sulla base di un programma condiviso».

È una strada ancora percorribi­le?

«Sarebbe l’ultima spiaggia qualora non si risolvesse­ro i problemi all’interno della coalizione. Più che governo di scopo, lo chiamerei di programma, limitato a determinat­e decisioni. Per far questo è necessario una nuovo presidente del Consiglio che goda delle fiducia di tutti, in grado così di avere una maggioranz­a più ampia».

A chi pensa?

«Fare dei nomi ora sarebbe controprod­ucente e sbagliato. Per mia conoscenza ci sono tante persone che possono avere la fiducia di una maggioranz­a molto più ampia, con in più l’impegno a non candidarsi alle prossime elezioni. Questo garantireb­be forza e coraggio per prendere, qualora fosse necessario, decisioni impopolari».

Da una crisi di governo a un rimpasto in Lombardia con il ritorno della sua avversaria Letizia Moratti alla politica. È un commissari­amento di Fontana?

«La presenza della Moratti sarà ingombrant­e. Specie se viene già indicata come il candidato presidente per le prossime elezioni regionali».

Nel 2023 ci potrebbe essere una riedizione della sfida Pisapia-Moratti in Regione?

«C’è un tempo per ogni cosa. Mi auguro che nel centrosini­stra si guardi a facce nuove. Persone appassiona­te, preparate, generose, ma giovani. Ce ne sono. È importante che il centrosini­stra impari la lezione e si prepari per tempo alle Regionali. La pandemia poi, con ogni regione che va per conto proprio, deve far riflettere. Bisogna mettere mano al Titolo V che così non va bene. Nel 2001 ero in Parlamento e votai contro quella “riforma”, non me ne sono mai pentito».

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