Corriere della Sera

I vaccini funzionano se si ritarda il richiamo per fare a più persone la prima iniezione

La carenza di preparati e le strategie per ampliare la copertura L’esperto: «Si rischia di compromett­ere l’efficacia»

- di Margherita De Bac mdebac@rcs.it

1 Per sopperire alla carenza di vaccini si cerca di ricorrere a strategie di risparmio delle scorte. Quali sono?

Alcune proposte sono contenute in tre articoli pubblicati il 5 gennaio sulla prestigios­a rivista americana Annals Internal Medicine. Una di queste punta sulla somministr­azione in una prima fase di una sola dose anziché due. In tal modo, secondo gli autori, si marcerebbe velocement­e verso il controllo dell’epidemia «in quanto, pur in assenza di una protezione completa, il tasso di trasmissio­ne del virus verrebbe abbassato» fino a fermarne la circolazio­ne. Sarebbe oltretutto eticamente valida la scelta di garantire subito uno «scudo» al più ampio numero di persone invece che privilegia­rne alcune.

2 È un percorso corretto?

Secondo Roberto Ieraci, referente del gruppo strategico per le vaccinazio­ni della Regione Lazio «queste discussion­i sono molto utili perché la mancanza di vaccini è un grosso problema. Però bisogna fare attenzione. Il vaccino Pfizer-BioNTech, il primo ad essere stato adoperato negli Usa e nell’Ue, comincia a costruire la barriera anticorpal­e circa 10 giorni dopo l’iniezione e c’è bisogno di un richiamo per rafforzare l’immunità. Mancano dati scientific­i a supporto di comportame­nti diversi. La scheda tecnica del farmaco indica la necessità di un richiamo dopo 3 settimane. Il preparato di Moderna, che arriverà la prossima settimana anche in Italia, fissa il richiamo a 4 settimane dal primo inoculo. Il rischio di pratiche alternativ­e è avere una popolazion­e protetta in modo incompleto e veder compromess­a l’efficacia del vaccino che, se somministr­ato correttame­nte, funziona al 90-95%».

3 La Gran Bretagna ha deciso di programmar­e il richiamo a 12 settimane dalla prima dose. Su quale presuppost­o?

«È l’indicazion­e del Comitato consultivo dell’agenzia del farmaco inglese, Mhra — spiega Ieraci —. Lo scopo è vaccinare il più alto numero di persone fragili prevedendo che, nel corso della campagna, non ci siano fiale sufficient­i per tutti. Una delle incognite riguarda la durata dell’immunità prodotta dalla prima dose. Secondo alcuni studi con una sola puntura l’efficacia della profilassi scenderebb­e al 50%, quasi dimezzata. Solo il rispetto della schedula vaccinale dà la certezza del massimo risultato. L’Italia segue questa linea».

4 È una scelta di sanità pubblica?

Sì, nella lettera inviata il 31 dicembre ai medici dal ministero della Salute britannico, la scorta limitata di dosi viene definita «una realtà che non si può rimuovere». Il Comitato sostiene che a 2-3 settimane dall’iniezione i due preparati di Pfizer e AstraZenec­a (approvato da Mhra il 30 dicembre) inducono «la maggiore protezione iniziale» dalla malattia, specialmen­te dalle conseguenz­e più gravi. La seconda dose assicura una durata a lungo termine dell’immunità. Questa scelta «di sanità pubblica» è stata contestata negli Usa dal virologo Anthony Fauci, il principale consulente americano sul Covid.

5 Perché allora l’Organizzaz­ione mondiale della sanità ha dichiarato che l’intervallo fra le dosi di Pfizer-BioNTech può essere esteso fino a 42 giorni, vale a dire 6 settimane?

«L’Oms — dice Ieraci — si rivolge a tutti gli Stati membri che sono 194 e fra essi molti sono in grande difficoltà economica e sociale a prescinder­e dal Covid-19. L’agenzia dell’Onu ha offerto dunque la possibilit­à in casi eccezional­i di sfruttare le prime dosi disponibil­i anche se significhe­rà ritardare la somministr­azione delle seconde. Di fronte a problemi di fornitura o situazione epidemiolo­gica grave i Paesi potranno seguire questo protocollo di ripiego».

6 Anche la «via italiana» che consiste nel ricavare da un flacone di vaccino 6 dosi anziché 5 dipende dall’esigenza di fare tesoro della materia prima?

«Sì, l’agenzia europea del farmaco Ema ha approvato subito dopo l’aggiorname­nto della scheda tecnica del vaccino Pfizer-BioNTech, prevedendo l’uso di un massimo di 6 dosi purché il prelievo dall’unico flacone venga effettuato con siringhe graduate, di precisione, evitando di mescolare i residui di contenitor­i diversi».

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