«In Italia ansia finanziaria alta, cinque regole per combatterla»
L’economista a capo di EduFin: i soldi? Come la salute, prendiamocene cura
Dell’antica relazione tra soldi e salute Annamaria Lusardi ha fatto un avamposto della ricerca internazionale. E oggi che la crisi pandemica ha reso più evidente il binomio che regola tante nostre scelte, la pluripremiata economista italiana alla George Washington University Business School — laurea in Bocconi e Ph.d. a Princeton — è sempre più in prima linea, ascoltata dai governi sui temi dell’alfabetizzazione finanziaria e della povertà. In Italia Lusardi guida il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, organizzazione composta da quattro ministeri (Economia, Sviluppo, Lavoro, Istruzione) e dalle Authority del mercato.
Professoressa, allora qual è la relazione tra la gestione di soldi e salute?
«Una relazione semplice e diretta: così come cerchiamo di occuparci ogni giorno della nostra salute, e non c’è dubbio che nella pandemia sia aumentata la consapevolezza di ognuno di noi sulla necessità di farlo, così dovremmo fare con il nostro denaro. Prenderci cura della nostra salute finanziaria, dedicare del tempo alle nostre scelte finanziarie, che sono tante più di quelle che immaginiamo, e diventare coscienti del peso che hanno. Come per la salute, seguire buone pratiche in finanza ci fa vivere meglio. E stare bene finanziariamente può favorire la nostra salute fisica».
Il disagio economico può influire sulla salute, in aggiunta alla pandemia...
«Certo, l’ecosistema conta. Oggi abbiamo il problema della sofferenza causata dall’ansia finanziaria, disagio che aumenta ovunque e in particolare in Italia risulta essere molto alto come documentato da una recente indagine condotta dal Comitato in collaborazione con Doxa. Secondo il rapporto il 35% dei decisori finanziari dichiara di provare una sensazione d’ansia pensando alla propria situazione finanziaria. E la percentuale tra le donne e’ il 43%, per quelli che vivono al Sud o Isole è il 40%. ».
Perché l’ansia finanziaria è così alta in Italia?
«L’ansia cresce quando non capiamo. Le nuove complessità sono tante e spesso drammatiche, ma chi è attrezzato è più resiliente. Prendiamo gli aiuti pubblici: le persone non sempre comprendono come e quando accedervi, questo fa la differenza. La conoscenza finanziaria non è intuitiva: non si acquisisce guardando il mondo intorno a noi. E l’esperienza non è sempre una buona maestra: imparare dagli errori può essere inefficace e doloroso. Ecco perché, come per la nostra salute, quando si tratta dei nostri soldi è meglio prevenire che curare».
Da dove iniziare per ridurre l’ansia?
«Da queste cinque regole base: 1. Abbi cura dei tuoi soldi, cioè cerca di aver chiaro come e quanto spendi; 2.Informati bene, come faresti per qualcosa che riguarda la salute; 3. Non firmare se non hai capito; 4. Confronta più prodotti; 5. Ricorda che più guadagni più rischi».
Parlare di soldi è ancora così difficile in Italia?
«L’interesse è aumentato. Ma la storia e la cultura su un qualcosa del quale non è desiderabile parlare è ancora pesante. I 15enni italiani sono quelli con basse conoscenze finanziarie in Europa e le ragazze hanno addirittura un divario rispetto ai coetanei».
Come attrezzare i gruppi più vulnerabili?
«La povertà oggi ha il volto di una donna, e anche i giovani sono stati molto colpiti . Da qui dobbiamo ricostruire il futuro; senza questi due gruppi non sarà possibile uscire dalla crisi».
Siamo noi a dover controllare le nostre finanze, non viceversa
Lei disse: «L’educazione finanziaria deve stare nelle bocciofile». Cosa intendeva?
«Che deve stare dove sono le persone e nelle cose che fanno: nei cinema, teatri, musei e, perché no, dal parrucchiere o alla bocciofila. Ma prima di tutto a scuola. E al lavoro. Gli imprenditori hanno tutto il vantaggio ad abbassare l’ansia finanziaria dei loro dipendenti. Spero poi che anche i sindaci accolgano il nostro invito a fare iniziative per i cittadini».
Come si combina la bassa conoscenza con il boom del bitcoin?
«Nei momenti di maggiore difficoltà si tende a cercare altri approdi. Ma è opportuno farlo con consapevolezza per non lasciarsi illudere da facili guadagni. Proprio in questi casi è ancora più utile avere le nozioni di base».
Qual è il bilancio del Comitato che lei guida dal 2017, incaricata dall’allora ministro Pier Carlo Padoan?
« Tengo a citare alcune iniziative come il nostro portale Quellocheconta.gov.it, il Mese dell’educazione finanziaria e gli interventi per i più vulnerabili. La nostra attività è guidata dai dati e dalla ricerca; le statistiche sono il punto di partenza per cambiare ma è bene sottolinearlo, non sono il nostro destino. E anche se i tempi sono eccezionali, la raccomandazione rimane la stessa: prendiamoci cura della nostra salute finanziaria e liberiamoci dall’ansia. Siamo noi a dover controllare le nostre finanze, non loro a controllare la nostra vita».