Cattolica, scure dell’Ivass: cambiare subito il board
Su Cattolica l’Ivass cala di nuovo la scure e ordina «significativa discontinuità» nella governance della compagnia assicurativa che è al 24,4% di Generali e dal 1 aprile non sarà più coop ma diventerà spa. Poi serve un completamento «rapido» dell’aumento di capitale da 200 milioni — per il quale la compagnia attende l’ok di Consob al prospetto — e che siano vendute entro fine anno le azioni proprie rivenienti dal recesso (20 milioni di titoli pagati 111 milioni di euro che oggi ne valgono circa 90). La decisione dell’authority guidata da Daniele Franco, dg della Banca d’Italia, è arrivata venerdì al board veronese al termine dell’ispezione avviata il 20 luglio e che aveva già imposto 500 milioni di aumento, con una prima tranche da 300 coperta da Generali. Il giudizio finale è pesante: «sfavorevole» e con l’avvio di un iter sanzionatorio. Il piano di rimedio lo farà il ceo Carlo Ferraresi, che non è in discussione. Di sicuro la discontinuità riguarderà il presidente Paolo Bedoni; avrebbe dovuto lasciare ad aprile 2022, mentre lo farà con l’assemblea 2021 attesa tra aprile e maggio. Bisognerà vedere se il socio triestino presenterà una lista o se lo farà il board uscente. Sarà un tema rilevante anche nello scontro con Banco Bpm, che vuole sciogliere la jv di bancassicurazione ritenendo che Cattolica sia ormai controllata dal Leone.