Il fascino del feuilleton
È record di ascolti in tv per le serie in costume: da «Downton Abbey» alla recente «Bridgerton»
Il fenomeno La fiction di Netflix porta la firma di Shonda Rhimes
Dame strizzate dentro sontuosi bustini pronte a sorridere soavemente nonostante l’apnea per rendersi più desiderabili, palazzi brulicanti di più o meno sfacciati pretendenti e promesse di nozze dettate più dalla convenienza che dall’amore. Sessantatré milioni di persone si sono perse nella Londra regency di Bridgerton, facendola diventare in pochi giorni una delle cinque serie più viste di sempre su Netflix e fissandola al primo posto delle più viste del momento dal giorno della sua uscita.
Un fenomeno firmato da Shonda Rhimes (basato sui romanzi di Julia Quinn) che, abbandonati i corridoi del Grey Sloan Memorial Hospital — è l’autrice della serie cult Grey’s Anatomy — per onorare il suo accordo milionario con il colosso americano ha regalato al pubblico questo sontuoso feuilleton in costume, che dietro a una maniacale cura dei dettagli nasconde dialoghi e dinamiche che ricordano molto quelle della soap.
Tant’è: il pubblico ha apprezzato e anche parecchio al punto che ora si parla di un ritorno sul set in tutta fretta, già a marzo per una seconda stagione. Sui due protagonisti, poi, si sono puntati i riflettori di Hollywood. Regé-Jean Page, il duca Simon Basset che fa sussultare tanti cuori ma non vuole cedere il suo, è già accreditato come prossimo James Bond mentre l’eterea Phoebe Dynevor si è trovata catapultata di colpo tra le attrici del momento e i suoi look nella serie (in otto puntate indossa 123 abiti realizzati da 232 costumisti) anche se decisamente poco replicabili sono già oggetto di venerazione.
Che il viaggio nel tempo appassioni chi per farlo non si sposta dal divano di casa, non è una novità: Downton Abbey, ambientata all’inizio del Novecento
e andata in onda dal 2010 al 2015 aveva fatto registrare un’audience di oltre 120 milioni di telespettatori e il suo ritorno al cinema, nel 2019, ha incassato più di 190 milioni di dollari nel mondo. E un successo planetario è anche The Crown che, se pure segue le vicende di una contemporanea come la regina Elisabetta, parte con il suo racconto dal 1947, in una Buckingham Palace che ricorda più i fasti di tempi antichi rispetto alla Londra che conosciamo oggi.
Saghe famigliari tra sfarzo e lotte di potere, spesso descritte con parole pompose in dialoghi desueti. Eppure questa complicata decadenza appassiona eccome. I Borgia, I Medici, I Tudors: gli sceneggiatori di tutto il mondo negli ultimi anni hanno scandagliato casati e discendenze, imbastendo intrecci, sceneggiando passioni e intrighi. Nel 2020 si è incipriata più e più volte il viso anche Elle Fanning, protagonista di The Great, serie in cui interpreta Caterina la Grande. Ruolo che nel 2019 aveva già interpretato in un’altra serie tv — firmata Sky — Helen Mirren.
Ma l’elenco delle serie in costume è ampio quanto le gonne delle sue interpreti: da «Poldark» a «Dickinson», da «Regin» a «Sanditon» e «Versailles». E ancora Gentleman Jack, costume drama ambientato nello Yorkshire del 1832, con protagonista Suranne Jones. Cambiano le latitudini ma resta lo sfarzo di epoche che non esistono più.
Il passato che ritorna, proiettato dalle serie tv, farcito di una malizia che sa molto di contemporaneità. Ma che funziona. Se un tempo potevamo contare solo su Elisa di Rivombrosa o Fantaghirò — che pure sono stati successi clamorosi — per momenti di grande relax con damigelle e cavalieri, ora la scelta non manca. Una voglia di passato. O forse solo di sognare un po’.
Del resto, proprio la produttrice Shonda Rhimes, spiegando il perché avesse deciso di buttarsi nella trasposizione dei romanzi a cui Bridgerton è ispirata, ha confessato: «Non sono affatto una lettrice di romanzi rosa e in realtà sono una persona che ha passato gran parte della sua vita a guardarli dall’alto in basso, in modo molto altezzoso. Ma mentre ero in vacanza ho trovato uno dei libri di Julia Quinn e non sono riuscita a metterlo giù. L’ho trovato divertente, avvincente e molto diverso da qualsiasi cosa mi aspettassi. Quando sono arrivata a Netflix ho detto subito che era il primo progetto che volevo realizzare».
Doppio titolo
Addirittura due le produzioni dedicate all’imperatrice Caterina la Grande