Juve, lezione di Pirlo ai suoi ragazzi
«Se non si batte il Sassuolo, il successo col Milan conta poco», avvertiti Chiesa, Kulusevski e McKennie
Lezioni di Juventus. Per vincere tre partite di fila, obiettivo mai centrato finora in campionato, Andrea Pirlo si è messo alla lavagna e ha fissato qualche concetto chiave, per gli ultimi arrivati, ma non solo. Anche perché tra una settimana la sua squadra sarà di nuovo in scena a San Siro, contro l’Inter e venerdì ha perso anche De Ligt a causa del Covid. «Se non batti il Sassuolo, non hai fatto niente con il Milan — questo il concetto espresso dal tecnico nella riunione di ieri con la squadra — . Soprattutto i giovani, quelli più elogiati, devono capire che quello che hai fatto due ore prima non conta niente».
Il riferimento è a Federico Chiesa, autore della strepitosa doppietta che ha steso i rossoneri a San Siro. Ma anche a Dejan Kulusevski, entrato nella ripresa e autore dell’assist del 3-1 per l’americano McKennie, in versione ultrà ieri sui social per la prima vittoria stagionale dello Schalke 04, la squadra dalla quale proviene in prestito con diritto di riscatto, per una operazione complessiva da 23 milioni. Che sommati ai 60 per Chiesa (cifra finale, bonus compresi, dopo il terzo anno) e ai 40 per Kulusevski, rendono bene l’idea dell’importanza delle lezioni impartite ai più giovani da Pirlo e dai senatori.
«Chiesa l’ho voluto, conoscevo le sue qualità, quindi
Ambizione
L’allenatore sale in cattedra e pretende sempre di più, soprattutto continuità
non sono stupito da lui — premette il tecnico — . Può migliorare tanto e non ha ancora fatto niente: è un prototipo di un grande campione. Deve giocare sempre come l’altra sera a San Siro: deve essere il suo punto di partenza, non di arrivo». Ce n’è anche per «Kulu»: «L’altra sera è entrato finalmente bene, le altre volte non era stato così...».
Pirlo a sua volta si «allena» ad essere sempre più incisivo nei concetti espressi: un aspetto comunicativo non secondario, perché si rischia a volte di scambiare il tono e l’educazione dell’ex campione per mancanza di spirito battagliero. Alla precisazione piccata di mercoledì sera sul gol del Milan («Prima di tutto c’era fallo su Rabiot») si è aggiunto quindi l’aggettivo usato ieri dal tecnico per Arthur, duramente colpito contro l’Atalanta il 16 dicembre e non ancora al meglio: «È stato spappolato...» dice l’allenatore bianconero, riferendosi al fallo di Romero: il punto della questione è che l’atalantino non fu nemmeno ammonito da Doveri per quell’entrata sulla coscia del brasiliano.
Un dettaglio forse, ma in un calcio così condizionato dal virus, i dettagli contano ancora di più. Con la difesa contata (Demiral gioca al posto di De Ligt, Frabotta è confermato a sinistra) e l’impossibilità di attingere dall’Under 23 perché la prima squadra è «in bolla», Pirlo affronta il suo coetaneo e conterraneo De Zerbi. Il Sassuolo sperimenta già da tempo gli stessi principi di gioco che Pirlo sta cercando di far attecchire alla Juventus: di solito è il contrario, ma questa volta è la provincia a fare da modello.
Anche se costruire qualcosa con la pressione addosso è tutto un altro discorso: «Ma noi ci prendiamo le nostre responsabilità senza problemi — dice Pirlo, che spera di recuperare Morata almeno per portarlo in panchina — perché veniamo da 9 scudetti consecutivi. Alla squadra chiedo di migliorare sopratutto nella forza mentale: quando facciamo gol abbiamo ancora la testa tra le nuvole e dobbiamo avere maggiore concentrazione». Un problema, questo, che si ripeteva di frequente anche nella scorsa stagione: forse non è solo una questione anagrafica.