Corriere della Sera

Il governo è a un passo dalla crisi

Cinque Stelle in trincea per bloccare l’ipotesi di Boschi ministra. E spunta Lamorgese per i servizi segreti Renzi verso la rottura, Conte pronto alla sfida sui numeri in Aula. I timori del Quirinale

- Maria Teresa Meli

Oggi il Consiglio dei ministri per varare il Recovery plan. Poi inizia un’altra partita: quella del governo. Con la possibile apertura della crisi. Renzi — che ieri ha compiuto 46 anni — ripete che è pronto a staccare la spina all’esecutivo. Ora resta da vedere se il leader di Italia viva deciderà di rompere questa sera o se invece preferirà aspettare domani. Il premier Conte in questo gioco non si tira indietro ed è pronto alla sfida in Aula. I timori del presidente Sergio Mattarella. I 5 Stelle contrari a un ministero per Maria Elena Boschi. La delega ai servizi segreti potrebbe finire a Luciana Lamorgese.

Ieri ha festeggiat­o il suo quarantase­iesimo compleanno a Firenze, ma oggi Matteo Renzi sarà a Roma. Da due giorni infatti a chi gli chiede quando Italia viva ritirerà la sua delegazion­e al governo risponde con un laconico: «Martedì sera». Dopo che il Consiglio dei ministri avrà varato il Recovery plan. L’ex premier infatti non ha intenzione alcuna di passare per colui che rallenta la corsa italiana ai fondi europei: «Io — ha spiegato ieri ai suoi — non voglio bloccare niente. Capisco che qualcuno vorrebbe farmi fare la figura dell’irresponsa­bile, ma si sbaglia di grosso. Quando arriverà il testo lo valuteremo e decideremo se astenerci o votare a favore in Consiglio dei ministri, perché prima di tutto viene l’interesse del Paese, ma subito dopo faremo quello che dobbiamo fare».

Ossia staccare la spina al governo. Quella è l’ultima mossa e non è detto che, come inizialmen­te previsto, Renzi decida di metterla in atrò to veramente oggi o se preferirà aspettare domani. «Se la giocherà al momento opportuno», dicono i suoi. Cioè dopo aver visto le carte degli altri. Quelle di Giuseppe Conte, soprattutt­o. Ieri gli hanno riferito che il presidente del Consiglio va dicendo ai partner di governo che «tanto Renzi il Recovery deve votarlo per forza» e la cosa non gli ha fatto fare i salti di gioia. «Comunque questa settimana si chiude la partita», ha fatto sapere Renzi ai suoi per allertarli e prepararli alla battaglia che si aprirà subito dopo.

Le pressioni sull’ex premier in queste ore sono molte: «Mi hanno offerto di fare il ministro degli Esteri», sorride il leader di Italia viva. E aggiunge: «Ma ovviamente gli ho detto di no, perché non mi interessan­o le poltrone, anche se non lo hanno capito. Di me, per la verità, non hanno compreso niente, pensano che poi mi tirerò indietro, penon è così».

Ancora ieri le diplomazie erano al lavoro per convincere Renzi ad aspettare una ventina di giorni prima di staccare la spina, quelli che servono per approvare il Recovery plan anche in Parlamento oltre che in Consiglio dei ministri.

Ma sul serio il leader di Italia viva tirerà dritto, anche sfidando il Quirinale, che vorrebbe mettere al riparo il Recovery per poi gestire una crisi pilotata in un paio di giorni al massimo? Chi ha parlato con l’ex presidente del Consiglio in questi giorni lo ha sentito molto determinat­o. E, del resto, i suoi gruppi parlamenta­ri sembrano più compatti di quanto ci si potrebbe aspettare. Soprattutt­o ora che lo spettro del voto anticipato non c’è più, dal momento che anche i deputati e i senatori del Partito democratic­o hanno fatto sapere ai loro vertici di non essere favorevoli a un’ipotesi di questo genere. «Io non indietregg­io di un passo», continua a rassicurar­e Renzi quando parla con i suoi.

Ma è la partita che si aprirà dopo la più delicata. L’ex premier potrebbe alla fine anche accettare il Conte ter, perché potrebbe considerar­lo un suo successo, giacché l’attuale premier dovrebbe recarsi al Colle e dimettersi, proprio come chiede Italia viva. Ma l’altro ieri il leader di Iv ha fatto sapere a chi di dovere (alleati inclusi) che per il momento non intende chiudere nessun accordo su questa ipotesi. Era la richiesta avanzata dallo stesso Conte. Però Renzi vuole che si apra una crisi formale. Come ha spiegato domenica al capo delegazion­e del Partito democratic­o Dario Franceschi­ni. L’esponente dem ha cercato di convincerl­o a siglare un accordo: «Matteo, siamo in piena pandemia, i contagi stanno avendo un’impennata, non si può andare a una crisi al buio». La risposta dell’ex premier è stata inequivoca­bile: «Per me non esiste nessuna crisi pilotata, nessun Conte ter, io posso anche votare il Recovery, ma poi apro una crisi vera». «E quindi — chiosa uno dei parlamenta­ri più vicini al leader di Italia viva — fino all’ultimo minuto utile Matteo farà di tutto per cambiare il premier, perché Conte non è all’altezza della fase drammatica e difficile che stiamo vivendo».

 ??  ?? Giuseppe Conte, 56 anni, difende la posizione su Mes e Recovery plan. Le ipotesi di rimpasto, in un primo momento, vengono smentite. La crisi potrebbe anche essere risolta con i voti dei «responsabi­li»
Giuseppe Conte, 56 anni, difende la posizione su Mes e Recovery plan. Le ipotesi di rimpasto, in un primo momento, vengono smentite. La crisi potrebbe anche essere risolta con i voti dei «responsabi­li»
 ??  ?? Matteo Renzi, 46 anni, leader di Italia viva, l’8 dicembre in Senato evoca la crisi di governo spiegando il suo sì alla riforma del Mes, ma il suo no su come il premier Conte intende gestire il Recovery plan
Matteo Renzi, 46 anni, leader di Italia viva, l’8 dicembre in Senato evoca la crisi di governo spiegando il suo sì alla riforma del Mes, ma il suo no su come il premier Conte intende gestire il Recovery plan

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