«Con pochi mezzi si curi chi può guarire meglio»
Il documento che aggiorna le linee guida per il 2021-2023, dalle scorte di farmaci al supporto per il personale sanitario
Dispositivi di protezione prodotti in tempi rapidi, posti in terapia intensiva e scorte di farmaci. Ecco la bozza del nuovo piano pandemico. Che prevede «quando le risorse non sono sufficienti», di «fornire trattamenti necessari preferenzialmente a chi ha più possibilità di trarne beneficio».
La pandemia è al culmine della sua potenza ma, nel caso dovesse arrivarne un’altra, l’Italia si sta attrezzando per contrastarla con una serie di misure di base che non dovrebbero mai mancare: mascherine, scorta di medicinali e personale aggiornato in modo continuo.
È la bozza del piano «informale, condivisa con i soggetti interessati e aperta alle modifiche», chiarisce il ministero della Salute. Quel piano che dal 2006 è arrivato fino a oggi a forza di proroghe, finito nell’inchiesta della Procura di Bergamo su ritardi e omissioni nell’affrontare la pandemia. In particolare l’ex direttore della prevenzione del ministero della Salute, Ranieri Guerra, ora numero due dell’Oms, deve chiarire come mai non l’abbia mai aggiornato.
La scelta
C’è anche un capitolo sugli aspetti morali: «Gli operatori sanitari sono sempre obbligati anche durante la crisi a fornire le cure migliori, più appropriate, ragionevolmente possibili». Tuttavia, viene specificato, «quando la scarsità rende le risorse insufficienti rispetto alle necessità, i principi di etica possono consentire di allocare risorse in modo da fornire trattamenti non necessari preferibilmente a quei pazienti che hanno maggiori possibilità di trarne benefici».
Un concetto che, letto così, potrebbe far pensare alla liceità di comportamenti di abbandono dei malati più vulnerabili. In realtà questo passaggio riporta alle posizioni espresse già da Comitato nazionale di bioetica, Federazione degli ordini dei medici e Società italiana di anestesia e rianimazione. Lo spiega meglio Cinzia Caporale, componente del Cnb: «Non significa escludere dall’assistenza intere categorie di persone ad esempio per l’età, ma ribadire che bisognerà valutare caso per caso, come sempre succede in sanità, in base ai criteri clinici e in proporzione con i risultati attesi».
Interventi rapidi
La stesura del nuovo piano «strategico-operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale 2021-2023», si riferisce alla minaccia di un’influenza pandemica. Riguarda quindi emergenze come il Covid-19, il cui responsabile è un virus respiratorio, nuovo e più pericoloso, eppure simile per modalità di diffusione ai virus influenzali. In queste situazioni, fondamentale è «la capacità di mobilitare il sistema per aumentare nel giro di poco tempo sia la produzione di mascherine e dispositivi di protezione individuale a livello nazionale sia i posti letto in terapia intensiva, oltre alla formazione continua degli operatori». Lo scopo deve essere quello di evitare «disservizi nell’assistenza e nella cura delle persone affette da patologie ordinarie». Sono crisi da contrastare con la rapidità dell’azione a tutti i livelli, nazionale, globale e locale. Non si possono prevedere e quindi occorre disporre «sistemi di preparazione che abbiano elementi in comune con tutte le emergenze». Cruciale è anche il poter contare annualmente sul vaccino contro l’influenza stagionale, acquistando in Italia e all’estero. In altre parole, non si deve rischiare di rimanere a secco di dosi come è successo nel 2020: la profilassi era fortemente raccomandata ma le Regioni hanno fatto poco magazzino, peccando anche in bandi di gara tardivi (vedi Lombardia). Con il risultato che gran parte della popolazione a rischio è rimasta senza.
Notizie scorrette
Il piano indica come necessaria la scorta di farmaci antivirali nelle fasi inter-pandemiche. Per il Covid-19 non esistono antivirali specifici e allora sono stati utilizzati quelli contro l’influenza. Nel 2009, sotto la minaccia della pandemia influenzale cosiddetta suina, l’allora sottosegretario al Welfare, Ferruccio Fazio, annunciò lo stoccaggio di 40 milioni di dosi di farmaci che in parte sono tutt’oggi conservati in depositi segreti. Nelle 140 pagine del documento si fa indirettamente l’analisi del passato per prevenire le stesse carenze a livello di comunicazione tra le parti: «Intensificare programmazione e coordinamento favorendo la creazione di una catena di comando», attraverso procedure standardizzate. Necessaria una campagna di informazione prepandemica «al fine di evitare la diffusione di notizie scorrette».
La tempesta scatenata dal Sars-CoV-2 passerà alla storia anche per la pioggia di fake news e di opinioni contraddittorie di troppi «esperti».
I protocolli precedenti erano del 2006 e sono finiti nell’inchiesta di Bergamo sull’epidemia