Corriere della Sera

«La gente non capisce»

Il Quirinale preoccupat­o dalle possibili ricadute di una conta I contendent­i avrebbero tenuto le carte coperte con Mattarella

- di Monica Guerzoni

«Può accadere tutto, ma la gente non capisce — dice Conte — . Se Renzi apre la crisi ne prenderò atto e deciderò con Mattarella cosa è meglio fare».

Soffia un vento gelido sui cieli di Palazzo Chigi, un’aria così pungente che ieri Giuseppe Conte si è concesso due passi per un caffè, alla ricerca del sostegno di qualche passante. Si apre la crisi, presidente? «Guardi, noi lavoriamo per costruire, il momento è così difficile... Dobbiamo mettercela tutta». Tornato nel suo ufficio, il capo di un governo che per i renziani è «al capolinea» ha commentato il «calore infinito» ricevuto nella sua breve passeggiat­a e l’angoscia per la crisi al buio che lo aspetta: «Non credo che le persone potranno accettare una crisi di governo mentre il Covid uccide. La gente non capisce cosa vuole Renzi e non lo capisco neanche io, ma andrò fino in fondo». Fino alla sfida in diretta tv, come fu con Salvini nell’agosto del 2019: show down nell’aula di Palazzo Madama e poi salita al Colle, per le dimissioni.

Ma il premier non ha deciso e a Palazzo Chigi serpeggia anche la tentazione della conta nell’aula del Senato, a costo di rischiare una bruciante sfiducia. Il portavoce Rocco Casalino ha smentito l’intenzione di «asfaltare Renzi» grazie ai voti dei responsabi­li. Eppure i parlamenta­ri gialloross­i dicono apertament­e che la scialuppa è pronta. Anche Luigi Di Maio si sarebbe adoperato per convincere Conte a darsi da fare, alla ricerca di un drappello di senatori del centro e di Forza Italia disposti a salvare il suo governo.

Questo scenario ha fatto scattare l’allarme al Quirinale, dove si respira «una brutta aria». Al Colle si ha l’impression­e che Conte stia giocando a carte coperte anche con Sergio Mattarella, il quale guarda con timore a una drammatizz­azione della crisi. L’idea di una sfida parlamenta­re genera al Quirinale forti timori, perché se pure Conte dovesse ottenere la fiducia per un voto o due, un governo sostenuto da una maggioranz­a raccogliti­ccia sarebbe paralizzat­o dai veti. Oltre al fatto che, se sfiduciato, il nome di Conte non sarebbe spendibile per un ter.

Palazzo Chigi smentisce che il premier abbia fatto telefonate ai senatori delle opposizion­i e rilancia le parole del premier: «Io sono al lavoro per compattare l’attuale maggioranz­a». Ma a Palazzo Madama non si parla che dei «responsabi­li di Conte». D’altronde l’avvocato si tiene aperte tutte le strade. Con i suoi consiglier­i ha valutato anche l’ipotesi di prendere l’interim dell’Agricoltur­a e delle Politiche per la Famiglia, senza rassegnare le dimissioni. «A questo punto può succedere di tutto — ragiona Conte con i collaborat­ori —. Se Renzi apre la crisi io devo prenderne atto e decidere con il presidente della Repubblica cosa è meglio fare. Ma nei libri di storia deve restare traccia che questa situazione difficile non l’ho voluta io».

La moral suasion del Quirinale aveva riaperto le trattative. Invece ieri Renzi ha cambiato linea di nuovo e ha spiazzato i pontieri, che a Conte hanno recapitato messaggi lapidei: «Matteo respinge ogni mediazione, convinto di poter trattare dopo la rottura. Vuole la tua testa e quindi una crisi al buio. Ha persino chiesto per Italia viva il posto di Roberto Gualtieri al Mef...». Ma poiché l’ex premier non vuole rompere su quei 209 miliardi che sono il futuro degli italiani, lascerà che le ministre Bellanova e Bonetti votino il Recovery e poi staccherà la spina, dando il via a quella che un parlamenta­re del M5S molto vicino a Conte bolla come «manovra di palazzo, studiata per spaccare l’asse con il Pd per poi andare allo sfascio».

Il premier si sente a posto con la coscienza, convinto di aver risposto «nel merito» alle pressanti richieste di Renzi. «Il Recovery è pronto ed è stato inviato ai partiti — ripete ai ministri —. Il Mes è un tema strumental­e, perché non ci sono i voti in Parlamento e anche sulla delega ai servizi segreti ho dato la mia disponibil­ità». Ma perché non ha mai chiamato Renzi, per sedersi a un tavolo e parlare a quattr’occhi? La spiegazion­e è che Conte ha inviato all’alleato-avversario gli auguri di Natale e poi un altro messaggio, rimasto senza risposta.

 ??  ?? Teresa Bellanova, 62 anni, e Maria Elena Boschi, 39, fanno parte della delegazion­e di Iv che il 23 dicembre incontra Conte sul Recovery plan. «Ci state prendendo in giro», attaccano le esponenti renziane
Teresa Bellanova, 62 anni, e Maria Elena Boschi, 39, fanno parte della delegazion­e di Iv che il 23 dicembre incontra Conte sul Recovery plan. «Ci state prendendo in giro», attaccano le esponenti renziane
 ??  ?? Roberto Gualtieri, 54 anni, ministro dell’Economia, il 10 gennaio dice al Corriere: «Una crisi di governo sarebbe incomprens­ibile. Non sarebbe compresa dalle famiglie, dai lavoratori e dalle imprese»
Roberto Gualtieri, 54 anni, ministro dell’Economia, il 10 gennaio dice al Corriere: «Una crisi di governo sarebbe incomprens­ibile. Non sarebbe compresa dalle famiglie, dai lavoratori e dalle imprese»

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