Corriere della Sera

«Non conta l’età ma le condizioni Nessuno verrà abbandonat­o»

- M.D.B.

Abele Donati, direttore della rianimazio­ne ospedali Riuniti di Ancona, le è mai capitato di dover lasciare malati al loro destino?

«Cerchiamo di dare il miglior trattament­o possibile a tutti. Durante il Covid ci siamo riusciti. Nessuno è stato lasciato indietro», afferma il coordinato­re di Siaarti (società di anestesia e rianimazio­ne) delle

Marche.

E allora come mai la bozza del piano pandemico si sofferma su aspetti etici?

«La migliore cura non significa sempre ricorrere a quella più invasiva. Per un novantenne affetto da Alzheimer e con polmonite il meglio non è essere intubato e attaccato al ventilator­e. Il meglio sono le cure palliative. Cercare di rianimarlo sarebbe solo decidere di prolungare la sua vita e il dolore dei familiari. Sarebbe accaniment­o terapeutic­o. È il principio che seguiamo per tutte le patologie gravi, non solo il Covid».

L’età è un fattore discrimina­nte?

«Non valutiamo l’età ma le condizioni cliniche. Una pandemia ti può portare spesso ad aver tante persone cui dare risposta, tutte insieme, in mancanza di posti letto. Nelle guerre, su cento feriti vengono curati preferibil­mente quelli che possono avere un miglior esito. Però, ripeto, gli altri ricevono comunque l’assistenza più adeguata. E parliamo di situazioni estreme. Il documento della società sul fine vita lo dice chiarament­e».

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Chi è Abele Donati, anestesist­a e rianimator­e, primario all’Ospedale Umberto I di Ancona

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