«Costretti a fare nuovi debiti»
Alberghi, bar e ristoranti alle prese con le restrizioni «Un errore punire i locali che rispettano le regole»
«Atutto c’è un limite. Siamo organizzati, strutturati, cerchiamo di reagire. Ma è sempre più difficile», dice Raffaele Alajmo, fratello dello chef tre stelle Michelin Massimiliano e manager del gruppo di cui fanno parte, tra gli altri, lo stellato Le Calandre a Padova, il Gran Caffè Quadri a Venezia, il «temporary restaurant» aperto a Cortina quest’anno. «Su 160 dipendenti, ne lavorano solo 10. Sono attive la nostra dispensa In.gredienti e l’Hostaria a Cortina, solo con delivery e take away, un mercato microscopico — sottolinea Alajmo —. A Cortina eravamo in 25, il governo ci ha fatto chiudere e siamo rimasti in 6». Poi, il problema dei debiti. «Gli affitti li paghiamo e continuiamo a pagarli, ma non avendo incassi ci indebitiamo con le banche — spiega —. La mia azienda ha già preso nuovi debiti per un milione e mezzo di euro. Il governo dovrebbe essere sincero: li ha i soldi o no? Sono tanti mesi che non possiamo lavorare o apriamo solo a mezzogiorno: è un bagno di sangue». Ma c’è un’altra via percorribile? «Chiudere le attività in maniera generale è sbagliato. Se un locale non evita gli assembramenti va chiuso, multato — conclude —. Tutto ciò che non si fa al ristorante poi si fa a casa, così aumentano i contagi e si uccide un settore».
Sono tanti mesi che non possiamo lavorare o apriamo soltanto a mezzogiorno: così è un bagno di sangue