Corriere della Sera

«Lo stop all’asporto ci penalizza»

- Flavia Fiorentino

Quei 50 o 100 euro di ricavi dalle vendite in serata mi servono a pagare il personale Ormai c’è incertezza su tutto

La maggioranz­a dei bar che si affacciano su Campo de’ Fiori a Roma, con vista sulla statua di Giordano Bruno, al servizio d’asporto ha già rinunciato da tempo. Ma per Aldo Martin, titolare dello Sloppy’s, in tempi pre-covid preso d’assalto da centinaia di ragazzi, quella piccola fetta di guadagno è importante. «Dover chiudere alle 18 senza poter fare l’asporto è un ulteriore sacrificio in una situazione già disastrosa — racconta — anche quei 50, 100 euro in più che riusciamo a fare in serata mi servono a pagare il personale. Ci sentiamo impotenti, sospesi, come in un limbo dove siamo in balia degli eventi — aggiunge Martin — l’aspetto più complesso da affrontare è infatti l’incertezza su tutto, l’impossibil­ità di programmar­e. Non sappiamo ancora se sabato e domenica potremo restare aperti e per l’approvvigi­onamento degli alimenti e i turni di chi lavora è difficile organizzar­si da un giorno all’altro». Per il titolare di Sloppy’s «in questo secondo lockdown la gente è ancora più spaventata, non ha certo lo stato d’animo giusto per farsi un giro tra i locali. Bisogna ridare fiducia. Se si rispettano le regole è possibile anche concedersi qualche piccolo svago. Ora speriamo nel vaccino».

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(Ansa) Barista Aldo Martin, dello «Sloppy’s», locale affacciato su piazza Campo de’ Fiori

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