Rientro in aula solo per 85 mila studenti
Ripartono 3 regioni. Proteste da Nord a Sud: basta lezioni da casa Azzolina: «Non funziona più». Alta tensione con i governatori
La metà degli studenti delle scuole superiori della Toscana è tornata in classe ieri mattina. Un po’ disorientati, ma contenti, così li ha definiti il responsabile dell’Ufficio scolastico che ha monitorato il rientro in aula di circa 85 mila studenti. Insieme a loro sono rientrati a scuola anche gli ragazzi di Abruzzo e Valle d’Aosta, proprio mentre i loro coetanei da Milano a Roma hanno manifestato davanti alle scuole, al Pirellone e al ministero dell’Istruzione contro la
Dad. «Capisco bene le loro frustrazioni — ha risposto indirettamente la ministra Azzolina —. La scuola è un diritto costituzionale. La Dad non funziona più».
Ma mentre gli studenti se la prendono con il governo e con le Regioni, questi litigano tra di loro. Prova a gettare acqua sul fuoco il presidente della Conferenza Stato Regioni Stefano Bonaccini, ma non stanno zitti i governatori di fronte alle parole della ministra Lucia Azzolina che nell’intervista al Corriere li aveva accusati di non voler riaprire le classi e di tenere invece aperti i bar. Anche nella maggioranza sono scintille. E non è soltanto la renziana Teresa Bellanova a definire «indecente» la gestione della riapertura delle scuole superiori. Contro la ministra Azzolina scende in campo direttamente e per la seconda volta in pochi giorni il segretario del Pd Nicola Zingaretti con una nota in cui contesta «la maniera un po’ furba con cui si dipinge come irresponsabile chi si assume la responsabilità di governo del contagio» e ricorda che i membri del governo che intervengono senza offrire soluzioni danneggiano il governo di cui fanno parte». Zingaretti cerca anche di fermare la corsa al vaccino per i professori che si è scatenata in questi giorni. «Anticipare il vaccino per gli insegnanti significherebbe dire a malati e immunodepressi, anziani che rischiano la vita, di mettersi in fila ad aspettare». Intanto resta sempre incerta la data della ripresa delle lezioni in presenza. Non solo per la Lombardia dove il governatore Attilio Fontana ha ribadito il timore di passare in zona rossa.
Nella riunione di ieri con il governo alcune regioni hanno proposto di rivalutare la situazione dei contagi tra due settimane: questo vorrebbe dire che non si torna in classe prima dell’inizio di febbraio.