Scelta «problematica» Merkel contro Twitter per il bando a Trump: sta alla legge decidere
Angela Merkel considera «problematico» il bando definitivo imposto dai social media a Donald Trump, in seguito all’assalto del Campidoglio di Washington da parte dei suoi sostenitori. La cancelliera tedesca critica la decisione di Facebook e Twitter di sospendere a tempo indeterminato gli account del presidente americano, a causa dei contenuti incendiari ed eversivi della sua comunicazione. Altre piattaforme li hanno invece sospesi fino a fine mandato.
«La possibilità di interferire nella libertà di espressione — ha dichiarato il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert — è data soltanto nei limiti definiti dalle leggi e non può venire dalla decisione autonoma di un’impresa privata». Seibert ha premesso che la libertà di opinione «è un elementare diritto fondamentale», riconoscendo che «le grandi piattaforme digitali hanno una grande responsabilità» e «non possono non agire» di fronte a contenuti che incitano all’odio e alla violenza. Tuttavia, ha aggiunto il portavoce di Merkel, «spetta al legislatore, quindi allo Stato definire il quadro all’interno del quale la comunicazione sui social media possa aver luogo». Seibert ha invece espresso un giudizio positivo sugli sforzi fin qui compiuti dalle imprese della rete di accompagnare i messaggi più offensivi o quelli contenenti fake news di Donald Trump con annotazioni o messe in guardia sulla loro veridicità.
Seibert ha fatto riferimento alla legge tedesca, entrata in vigore nel 2018, che fa della Germania un Paese apripista nei tentativi globali di mettere sotto controllo i giganti dell’Internet. La legge obbliga i social network a rimuovere, entro 24 ore dalla ricezione di un avviso da parte dell’autorità preposta, ogni contenuto potenzialmente illegale, con pene pecuniarie fino a 50 milioni di euro. Quella tedesca è considerata una delle legislazioni più severe del mondo occidentale.
L’uscita della cancelliera non deve sorprendere. Di tutti, infatti, il tema della libertà è quello che sta probabilmente più a cuore ad Angela Merkel, vissuta per i primi 35 anni della sua vita sotto un regime totalitario, la Germania dell’Est. «La Storia — disse nel 2011, accettando da Barack Obama la «Medal of Freedom», la più alta onorificenza civile degli Stati Uniti — ci ha spesso mostrato quanto forte possa essere il desiderio della libertà, ispirando i popoli a vincere le loro paure e a opporsi alle dittature. Questa è la convinzione profonda che mi ha sempre guidato e continuerà a guidarmi anche in futuro». Che Merkel abbia deciso di esprimere le sue perplessità su un provvedimento riguardante un uomo politico del quale non ha alcuna stima e probabilmente considera pericoloso per la stessa democrazia, è la conferma di questo attaccamento.
In ogni caso, il bando dei social media a Trump suscita in tutta l’Europa reazioni contrastanti. Il commissario europeo Thierry Breton ha espresso anche lui i suoi dubbi su una decisione «priva di controllo legittimo e democratico». Mentre il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire ha dichiarato che «la regolamentazione dei giganti digitali non può essere fatta dalla loro stessa oligarchia».
Anche il dissidente russo Alexeij Navalny ha attaccato la decisione definendola un «inaccettabile atto di censura», uno di quelli di solito usati dal Cremlino per giustificare la sua repressione delle libere opinioni. La chiusura degli account di Trump, secondo Navalny, sarebbe «basata su emozioni e preferenze politiche».