Luca, il sismologo star erede del grande Richter «Così ascoltiamo la terra»
Dal Zilio, trevigiano, ora è in California: studio le magnitudo 8 e 9
Una passione per i fenomeni più violenti della Terra. «Nel 2012 ero a Padova è ho sentito il forte sisma che ha colpito la città con una magnitudo di 6.2 della scala Richter. Studiavo geologia e mi sono innamorato di queste ricerche» racconta da Pasadena Luca Dal Zilio. «Il terremoto è una delle manifestazioni naturali più incredibili — aggiunge —.Ti fanno sentire quanto la Terra sia viva, ma ancora misteriosa». Proprio per decifrare gli enigmi del nostro pianeta, che portano lutti e disastri, lo scienziato 31enne di Treviso è al Caltech, il politecnico della California, tempio della sismologia. «È il luogo più importante al mondo per indagare come e perché la Terra trema — dice — sognavo di venirci». Nelle sue aule Charles Richter concepì la scala per misurare il fenomeno andando oltre la scala Mercalli. E poi un altro illustre geofisico, Hiroo Kanamori, la perfezionò. «Nonostante la sua età lo vedo ancora arrivare al Seismological Laboratory», racconta con ammirazione Dal Zilio, che ora è impegnato in uno studio d’avanguardia. Era giunto sulla costa americana dopo il dottorato all’ETH di Zurigo, il politecnico federale, miglior centro del settore in Europa, il quale nei mesi scorsi riconoscendo il valore dei suoi studi lo ha premiato con la Silver Medal. «Adesso — continua — mi occupo dei terremoti più devastanti di 8 e 9 gradi di magnitudo seguendo un progetto finanziato dall’US Geological Survey e dalla Swiss National Science Foundation dedicato al Nord America».
Le ricerche di Dal Zilio, astro nascente della sismologia, si svolgono sulla frontiera più affascinante legata alla
Simulazione
«Con i supercomputer ricostruiamo processi che in 2 o 300 anni originano scosse»
L’unica difesa
«Siamo lontani dal poter prevedere un sisma, vanno messi in sicurezza gli edifici»
creazione dei modelli matematici che cercano di spiegare nascita ed evoluzione degli imponenti movimenti sotterranei in grado di sconvolgere la superficie. «I rilevamenti compiuti con i satelliti Gps e radar ci consentono di cogliere i più minuti spostamenti del suolo. Con questi dati, raccolti in zone critiche dalla California, al Giappone, all’Italia, grazie ai supercomputer realizziamo delle simulazioni numeriche in grado di ricostruire i processi molto lenti che avvengono in due o trecento anni e dai quali, all’improvviso, si possono scatenare scosse e rotture della crosta terrestre. Non solo: riusciamo anche a proiettarci nel futuro descrivendo possibili sismi in grado di emergere fra mille anni. Dopo i notevoli progressi ottenuti con le sofisticate tecnologie terrestri e spaziali, ora stiamo entrando in una vera rivoluzione facendo ricorso all’intelligenza artificiale, ad algoritmi capaci di descrivere aspetti prima irraggiungibili».
La strada non è facile, come ha dimostrato il terremoto in Nepal nel 2015 che provocò ottomila morti. «Ci ha sorpresi — ammette lo scienziato — perché molte stime avevano elaborato un sisma con una magnitudo di 8.5 e invece i sismometri si sono fermati a 7.8. In cifra sembra poco ma la differenza nell’energia espressa rappresenta invece un balzo notevole. Il diverso risultato è diventato per noi una sfida intrigante».
Oltre la ricerca condotta in questi mesi tra le mura domestiche a causa della pandemia («Qui ci sono restrizioni troppo blande, troppe vittime, si pensa di più all’economia», commenta) Luca ha aggiunto l’insegnamento. «Le mie lezioni hanno studenti iscritti al
Caltech ma collegati in nazioni lontane, dall’Asia all’Europa, bloccati dal virus. Mi piace spiegare alla gente la mia scienza e prima del Covid partecipavo a incontri pubblici perché bisogna diffondere la cultura del terremoto, aiutando con le informazioni a sviluppare consapevolezza. Per questo è importante condividere la giornata dell’alfabetizzazione sismica promossa per domani dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Ingv. Siamo ancora lontani dal poter prevedere un sisma. Ma c’è una difesa: il rispetto delle norme antisismiche e la messa in sicurezza dei vecchi edifici. Negli Stati Uniti un sisma con 6 di magnitudo provoca l’1% dei danni che fa in Italia. La casa dev’essere un rifugio negli eventi naturali, non un luogo da cui fuggire».