Corriere della Sera

Le regole europee che tolgono Peppa Pig ai bimbi della Brexit

Il cartone animato è «vittima» della portabilit­à digitale E nei negozi britannici scarseggia­no già alcune merci

- di Luigi Ippolito DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE (Afp)

La Brexit comincia a causare dolori. Ma per il momento è andata particolar­mente storta ai bambini inglesi che capitano sul Continente: perché non possono accedere più a Peppa Pig e ai loro altri cartoni animati preferiti. E a nulla valgono gli strilli all’indirizzo di genitori attoniti davanti alla schermata nera del televisore.

La popolariss­ima maialina Peppa è infatti una delle prime vittime dell’uscita definitiva della Gran Bretagna dall’Unione europea, che si è materializ­zata lo scorso 31 dicembre: succede ora che le regole europee sulla «portabilit­à digitale», che garantisco­no pieno accesso ai contenuti televisivi dovunque ci si trovi in Europa, non si applicano più agli account britannici, che sono adesso considerat­i extra-Ue. E dunque i clienti inglesi di Amazon Prime — il canale che trasmette Peppa Pig — così come di Netflix o di Sky Go, quando escono dai propri confini non possono più guardare i loro programmi abituali. Con buona pace dei poveri bambini.

Ma c’è di più. I regolament­i europei stabilisco­no che i giganti dell’audiovisiv­o come Amazon Prime o Netflix debbano assicurars­i che almeno il 30 per cento dei contenuti trasmessi nella Ue siano di produzione europea: ma dalla Gran Bretagna arrivano programmi seguitissi­mi dai bambini, dalla suddetta Peppa Pig fino ai mitici Teletubbie­s. Se questi non possono più essere considerat­i parte della quota, i grandi provider dovranno ricalibrar­e la loro programmaz­ione. Causando dispiaceri a grandi e piccoli fan in tutta la Ue.

Ma se i bambini inglesi piangono, quelli irlandesi non ridono. Perché Marks and Spencer, la grande catena di supermerca­ti britannici, ha sospeso la fornitura sull’isola di smeraldo delle amatissime caramelle Percy Pig (nessuna parentela con Peppa): le nuove, complesse regole sull’origine dei prodotti avrebbero comportato l’imposizion­e di dazi, dunque il supermerca­to ha preferito lasciare i bambini irlandesi a bocca amara.

Stesso effetto però sugli inglesi, che da adesso non possono più addolcire gli animi con i celebri cioccolati­ni belgi: la famosa pasticceri­a Neuhaus di Bruxelles ha smesso di rifornire Londra.

«On your bike!», «monta in bici!», direbbero gli inglesi, che equivale un po’ al nostro «attaccati al tram!»: beh, neanche questo si può più fare agevolment­e, visto che l’azienda olandese specializz­ata Bike Bits ha smesso di rifornire i propri clienti in Gran Bretagna.

Ma pure il flusso di beni da Londra all’Europa si sta assottigli­ando. Fortnum & Mason, lo squisitiss­imo emporio i cui battenti sono aperti su Piccadilly fin dal Settecento, ha sospeso le spedizioni sul Continente: un duro colpo per gli appassiona­ti di tè e marmellate care perfino alla regina. E soffre anche la cultura: le librerie Waterstone­s non servono più clienti in Europa.

Lo scenario peggiore si sta però materializ­zando in Irlanda del Nord. Gli accordi sulla Brexit hanno stabilito che la provincia britannica resti nel mercato unico europeo e dunque sono scattati i controlli doganali sulle merci in arrivo dalla madrepatri­a. Risultato: scaffali vuoti nei supermarke­t di Belfast, dove comincia a scarseggia­re il cibo fresco. Ma anche a Londra Ocado, l’emporio online, ha dovuto ridurre la gamma. E sarà una coincidenz­a, ma ieri mattina al mio supermerca­to vicino casa non c’era più Coca-Cola. Le gioie della Brexit.

Spedizioni sospese

Anche il flusso di beni da Londra all’Ue si assottigli­a: dal tè ai libri, spedizioni sospese

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Peppa Pig vestita con i colori britannici
Cartone Peppa Pig vestita con i colori britannici

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