Corriere della Sera

«Il mio amico Bezos? Il re è lui ma il lusso è soprattutt­o lentezza La tecnologia deve essere calda»

«L’ingresso nel consiglio di Armani? Spero di essere utile»

- Di Matteo Persivale

Come si sente adesso che ha appena lasciato (il 4 gennaio) la carica di amministra­tore delegato (come aveva annunciato a marzo 2020: ora resta presidente nel periodo della transizion­e «ma non all’infinito») di Yoox Net-A-Porter Group? Come si sente adesso Federico Marchetti, cinquanten­ne, fondatore di Yoox e poi di Ynap, multinazio­nale dell’e-commerce della moda, primo e finora unico italiano a inventare un «unicorno» del settore tech, cioè una startup passata da 0 a 1 miliardo di dollari?

«Mi vergogno un po’», ride dietro la mascherina. Perché l’ex ragazzo di Ravenna arrivato a Milano, alla Bocconi, «senza conoscere nessuno e senza una lira», figlio di un magazzinie­re e di un’impiegata «che se avesse potuto studiare sarebbe diventata amministra­tore delegato della Fiat», ammette che «il piano era pronto, nei dettagli, dal primo giorno». Ora che l’amministra­tore delegato di Ynap è il francese Geoffroy Lefebvre, ex ad di Baume & Mercier, ora che comincia la sua seconda vita a cinquant’anni, Marchetti racconta la storia del suo unicorno, che lui chiama sempliceme­nte «mio figlio».

«Avevo tutto in testa dal 1999, quando andavo a cercare finanziato­ri per la mia startup sfogliando le Pagine Gialle. Tutto ingegneriz­zato. La fusione con Net-a-Porter nel 2015? Un’operazione difensiva. Il business sarebbe diventato più competitiv­o, sarebbero arrivati Ali Baba e Amazon, e noi dovevamo essere pronti. Bezos, il mio amico Jeff, The King, il Re, l’ho incontrato nel 2009 per la prima volta: parlandogl­i capii che Amazon culturalme­nte avrebbe fatto molta fatica a vendere il lusso. Il lusso è lentezza, pazienza. Diversità, attenzione ai dettagli. Se come Jeff vuoi dare miglior prezzo, punto e basta, quella non è la propositio­n del lusso. E’ agli antipodi. Ma sarei stupido se pensassi che non ce la può fare. Non so quando però. Io nel lusso ero solo il traghettat­ore. Ho cercato di fare ‘tecnologia calda’. La Ferrari è tecnologia calda.

Emoziona».

Marchetti deve la nascita di Yoox a Elserino Piol, padre nobile del venture capital in Italia, con 3 miliardi di lire. «Ricordo i primi meeting con Ups Italia per le consegne, creammo tutto da zero. Gli incontri con gli stilisti che mi guardavano perplessi. Andai a Solomeo da Brunello Cucinelli, che ora è un mio caro amico: mi fece vedere un grande tavolo vuoto e mi disse, questo sono io, sulla tecnologia trovi con me tabula rasa. A Brunello e a tanti altri dico grazie: hanno ascoltato un piano che allora era strano».

La voglia di rompere le regole è rimasta: «Le regole di oggi, domani non saranno più valide». Il New York Times l’ha definito «l’uomo che ha portato la moda su internet» («Mi fa strano, ma è la verità») e il

New Yorker «the geek of chic», il secchione dello chic, definizion­e che gli piace ma Marchetti sottolinea che «sono più tradiziona­lista di quello che pensa la gente: sono uno che scrive lettere a mano, bigliettin­i».

C’è un amico di penna ancora più speciale degli altri, il principe Carlo d’Inghilterr­a col quale ha collaborat­o (ha debuttato nella moda e ha lanciato una collezione sostenibil­e realizzata con Ynap) e del quale resta amico, «un uomo speciale, un visionario, dall’ambiente al multicultu­ralismo: fece una campagna contro le plastiche inquinanti nel 1969, anno della mia nascita. Lo ammiro moltissimo, continuere­mo a collaborar­e anche dopo Yoox».

Ma scrivere a mano serve anche sul lavoro: «Ho scritto lettere a tante persone, con proposte di lavoro. Bisogna parlare tante lingue, non solo quella del tech». Con Steve Jobs comunicava via mail: «Ho conservato le nostre mail in un folder che mi è molto caro. Mi manca. Penso di poter rivelare che il nome della sua casella era iCeo, Steve era digitale fin dal nome utente. Ho capito grazie a lui che il futuro era il telefono, non il desktop. Il futuro-futuro l’ha indicato Elon Musk, con Neuralink. Non so quando né come ma il telefono sparirà e sarà tutto integrato».

E il grande rivale di Jobs, Bill Gates? «Sono rimasto molto colpito dalla sua cultura umanistica, ti parla di Leonardo e Fellini con assoluta gioia. E’ un uomo di curiosità infinita». Evita di fare nomi per educazione ma nei ceo della giovane generazion­e tecnologic­a americana non trova lo stesso spessore («Uno, famosissim­o, pensava che Fellini avesse diretto La vita è bella»).

Dei tanti numeri 1 che ha conosciuto, ce n’è uno che ha un posto speciale: Giorgio Armani. «Mette insieme emisfero destro e sinistro del cervello come nessun altro: creatività e business. E’ sempre più avanti di tutti. E’ indipenden­te, sempre. Rompe le regole, fuori dal coro e dal tempo. Anche in questa pandemia, il primo a cancellare la sfilata il 22 febbraio 2020 è stato lui». Da qualche mese Marchetti è nel board di Armani, per la prima volta una persona esterna alla famiglia è entrata nel cda. Marchetti continuerà, anche dopo Ynap, nel suo ruolo da Armani. «Credo di poter aiutare, almeno lo spero. Sicurament­e nel campo del digital. Più avanti? Abbiamo tempo per pensarci».

Il digitale? Con Neuralink Musk ha capito che si potrà fare a meno del cellulare

Armani sa unire creatività e business, è sempre più avanti di tutti gli altri

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