Il mercato dell’arte? Vale 52 miliardi Il primato degli Usa e la crescita cinese
Il mercato mondiale dell’arte vale circa 64 miliardi di dollari, equivalenti a circa 52 miliardi di euro. Questa la stima indicata da Gregorio De Felice, Head of Research e Chief Economist di Intesa Sanpaolo, nella conferenza «Il valore dell’investimento in arte», organizzata dall’Istituto. I dati, riferiti al 2019, evidenziano un calo del 5% rispetto all’anno precedente. Secondo quanto illustrato nel volume «Collezionisti e valore dell’arte in Italia», promosso da Intesa Sanpaolo Private Banking e edito da Gallerie d’Italia-Skira, l’attore principale del mercato globale dell’arte sono gli Stati Uniti, dove avvengono il 40% degli scambi. In seconda posizione si colloca la Gran Bretagna mentre un ruolo di crescente importanza se lo sta ritagliando la Cina.
Per quanto riguarda l’Italia, «i dati del 2020 saranno disponibili a fine febbraio, ma già ora possiamo dire che il nostro Paese muove all’incirca l’1% del mercato globale dei beni artistici», ha spiegato l’amministratore delegato di Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking, Tommaso
Corcos. Il mercato italiano «può sembrare apparentemente piuttosto piccolo ma in realtà non lo è», ha voluto precisare Gregorio De Felice. «Gli artisti italiani tendono infatti a vendere e operare sempre di più anche all’estero, così come molti collezionisti italiani comprano direttamente su piazze straniere».
In Italia gli acquirenti di opere d’arte sono di età più avanzata rispetto ad altri Paesi, dove sono molto attivi anche i Millenials. Secondo l’analisi i collezionisti hanno un’età media di poco superiore ai 58 anni, prevalgono gli uomini (75%) rispetto alle donne, sebbene negli ultimi anni il collezionismo al femminile sia cresciuto notevolmente. Gli investitori italiani risiedono per il 70% nelle regioni del Nord, sono laureati, in prevalenza imprenditori, liberi professionisti, o dirigenti d’azienda. Il 94% colleziona arte contemporanea. L’attenzione dei collezionisti è sempre più rivolta agli artisti del secondo dopoguerra, con focus sugli artisti viventi.