Cioccolato Peyrano, la spinta al brand per diventare grandi
La sfida non è da poco perché si tratta di farsi spazio tra i grandi del cioccolato globale. Ma Alessandro Pradelli, ingegnere meccanico, 36 anni, l’imprenditore che poco più di un anno fa ha comprato Peyrano, seguirà il suo piano di lungo percorso: recuperare l’antica tradizione artigianale torinese per rilanciare l’azienda con cento anni di storia. Un passo alla volta, riportandolo agli onori, prima in Italia e poi all’estero.
A supporto del piano ci sarà John Elkann, il presidente di Stellantis che la scorsa settimana ha celebrato le nozze tra Fca e Psa, e che in Peyrano ha investito a titolo personale con una quota di minoranza rotonda, contribuendo a fornire anche competenze e relazioni. «Ci siamo conosciuti nel 2008 alle Olimpiadi di Pechino. E quattro anni fa gli ho raccontato la mia idea. Ho sempre voluto essere un imprenditore», dice Pradelli che negli Stati Uniti ha già fatto pratica con Enzo, un’azienda che vende negli Usa caffè al ginseng (prodotto in Italia)
Torinese, Pradelli si è laureato al Politecnico. Ma è in Boston Consulting Group tra Milano, Istanbul e New York che ha lavorato con le aziende di molti settori. In mezzo, c’è stato anche un Mba alla Columbia University, finanziato con una borsa di studio.
L’opportunità di tornare a Torino è arrivata con il fallimento di Peyrano e l’acquisizione dal Tribunale nel 2019. «Ho riavviato subito il laboratorio e il negozio di via Moncalieri 47, mantenendo le professionalità che hanno fatto grande Peyrano. Con noi ci sono persone – una decina in tutto che lavorano qui da trent’anni». Per comprare l’azienda c’è voluto un milione di euro e altre risorse serviranno per farlo correre.
«Non vinceremo mai contro i big mondiali quanto a numeri, ma d’altronde non è su quel terreno che Peyrano gioca la sua partita. La nostra è un’industria di eccellenza, dalla tostatura delle fave alla raffinazione, e che fa ricerca. Insomma, non cederemo alle sirene del mercato che spinge a fare volumi, cosa che rischia di distruggere un marchio. Ma possiamo crescere perché lo storico laboratorio di oltre 700 metri quadrati ci consente di aumentare fino a venti volte la produzione». I cioccolatini Alpino, Grappino e Giandujotto hanno accompagnato la storia di Torino. Piacevano ai Savoia ma anche a Carlo De Benedetti e alla famiglia Agnelli. Sono già arrivati in sordina a Milano con uno shop-in-shop presso Raw & co, nel centro della città.