Corriere della Sera

«Milano, più maturità Così saranno gioie anche in Eurolega»

«È dura col Covid, ma lo si batte col gioco di squadra»

- Antonio Castaldo

Venerdì scorso, dopo la partita col Real, l’Olimpia Milano è stata bloccata dalla neve che ha sommerso Madrid. Due giorni in albergo, poi in treno verso Valencia perché Barajas aveva sospeso i voli. «Per fortuna abbiamo vinto, dopo una sconfitta sarebbe stato tutto più pesante», dice Gigi Datome. Nell’Olimpia che domina in campionato e fa tremare le grandi in Eurolega (col Cska è arrivata a un libero dalla vittoria), il campione sardo gioca un ruolo decisivo. È il leader silenzioso, soprattutt­o è il re dei cecchini col 53,5 % da tre. L’ala 33enne appare sempre calmo e in controllo, ed è questa la sua forza. Uno spirito zen che traspare anche dalle sue parole. «Giocare in palazzetti vuoti — dice — dà strane sensazioni. Personalme­nte, avverto la mancanza del tifo, anche quello contro. Ma del resto, qual è l’alternativ­a?»

Com’è cambiata col Covid la vostra vita?

«Ci sono protocolli di primo livello, e vengono aggiornati ogni settimana. L’Elpa (Datome è il presidente del sindacato giocatori di Eurolega ndr) è sempre coinvolta e abbiamo dato il nostro contributo. Ad esempio, siamo riusciti a uniformare la procedura dei tamponi».

È a Milano dalla scorsa estate, come la vive con tutte queste restrizion­i?

«Ero molto motivato, volevo scoprire una città ricca di eventi, concerti, mostre. Mi sarebbe piaciuto assistere alle presentazi­oni dei libri dei miei autori preferiti. Non è possibile, ma non mi lamento. Un sacrificio minimo rispetto a quanto accade in giro».

Cosa si può imparare dal basket per affrontare questa situazione?

«Il gioco di squadra, sicurament­e. Tutti devono contribuir­e. Sacrificio, fatica, correttezz­a. E tanta pazienza, anche quella serve nello sport».

Con i suoi familiari, è proprietar­io di un hotel a Olbia. Il turismo è una dei settori più colpiti.

«Tanti alberghi hanno chiuso, la situazione è grave. Speriamo negli aiuti. Ma mi piacerebbe che ci fosse una visione più ampia. Certo, siamo ancora in emergenza. Ma dei giovani che faticano ad affermarsi, a trovare lavoro, e che pagheranno tutti questi debiti, nessuno parla».

L’Ax Armani Milano prima in campionato e settima in Eurolega. Cosa manca per essere vincenti anche in Europa?

«Cerchiamo di imporre il nostro ritmo e le nostre idee. Abbiamo vinto con le più grandi e perso contro alcune squadre di bassa classifica. Dobbiamo essere più maturi e più lucidi, ma ci arriveremo».

Mancava al campionato italiano dal 2013.

«Tornare è stato piacevole, in tanti mi hanno fatto sentire il loro affetto. Dobbiamo cercare di fare di tutto per rendere questo prodotto accattivan­te anche adesso, senza il contatto con i tifosi».

Ha detto che nei due anni in Nba ha accumulato più frustrazio­ni che gioie.

«Sono stati numericame­nte di più i giorni in cui ero incavolato che quelli in cui invece potevo dirmi felice. Ma ho giocato nei Pistons e nei Celtics, una cosa fighissima». Ha raccontato che

Macché intellettu­ale

Mi danno dell’intellettu­ale, magari lo fossi, è vero che mi piacciono musei e libri

Che bello ragazzi

La Nba mi ha fatto anche incavolare, ma ho giocato nei Pistons e nei Celtics: che bello ragazzi

Stan Van Gundy la ricevette a Detroit coi piedi sulla scrivania.

«Se mi avesse fatto giocare, i suoi modi sarebbero andati più che bene. Ma mi ha dato pochissimo spazio. Poi per fortuna c’è stata Boston, e mi sono rifatto».

In Turchia ha raccolto i suoi maggiori successi.

«Istanbul mi è entrata nel cuore dall’inizio. Lì sono rinato. La partita col Fener di dicembre è stata molto difficile per me. Le emozioni sono state forti».

A Roma è invece diventato grande. Cosa pensa dell’esclusione della Virtus?

«È stato un brutto campanello d’allarme, ma forse il campanello doveva suonare prima. Capisco d’altra parte Toti, che ha speso tantissimo ricevendo pochi aiuti».

Nella sua autobiogra­fia ha scritto che il ciuff della retina dà felicità. Ci spiega perché?

«La mia esecuzione di tiro non è perfetta. Diciamo che è affidabile. Fare quel movimento con naturalezz­a e semplicità, e vedere la palla che entra, non è solo l’obiettivo del nostro gioco, è una soddisfazi­one: neanche pensi a quello che hai da fare che già l’hai fatto. Ho 33 anni, sono 30 anni che ci provo, e posso dire di aver fatto qualche progresso».

Ed ecco lo spirito zen.

«Non ho mai capito perché, ma mi dipingono sempre come l’intellettu­ale. Non che mi dia fastidio, mi piacerebbe esserlo, ma non lo sono. E l’unico zen che conosco è quello che ha a che fare con l’arte della manutenzio­ne della motociclet­ta».

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Gigi Datome, 33 anni, è un punto di forza dell’Olimpia Milano dalla scorsa estate
(Ciamillo-Castoria) Cuore sardo Gigi Datome, 33 anni, è un punto di forza dell’Olimpia Milano dalla scorsa estate

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