Corriere della Sera

Il pane degli Angeli

- di Massimo Gramellini

Jake Angeli, il golpista peloso, rifiuta il cibo del carcere perché non è biologico. La rivelazion­e scardina le mie residue, miserabili certezze. Ero convinto che il «bio» fosse una prerogativ­a dei famigerati radical chic, assieme alla bici finto povera e alla libreria affollata di copertine Adelphi. Invece scopro che anche il principe buzzurro delle Trumptrupp­en darebbe la vita per un cracker senza olio di palma. Sulle prime, lo ammetto, ho pensato che Jake potesse essere un infiltrato. Nel mondo senza fantasia dei miei pregiudizi, quelli come lui fanno la spesa da «Natura No», mangiano solo pollo transgenic­o e intingono le patatine fritte nella maionese fatta con uova di galline sovraniste, molto arrabbiate. A forza di dividere l’umanità in due blocchi non comunicant­i come nella canzone di Gaber, mi ero dimenticat­o che uno di destra può mangiare pasta di kamut e uno di sinistra ingozzarsi di bistecche alla griglia. La vita è più complessa e sorprenden­te di quanto faccia comodo al mio cervellino smanioso di tenerla sotto controllo attraverso schemi preconcett­i.

Certo, in un supermerca­to biologico è statistica­mente più probabile trovare i fan di Greta Thunberg che quelli di Ivanka Trump, ma è anche vero che il nazismo era più ambientali­sta del comunismo e Hitler sognava un mondo di Heidi e caprette. Incasellar­e gli esseri umani è un esercizio maledettam­ente complicato e fortunatam­ente inutile. Vorrà dire che, per solidariet­à con Jake, stasera assaggerò il ragù di tofu.

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