Corriere della Sera

Centrodest­ra unito: nessun aiuto Ma il piano B è un governo di scopo

In Parlamento si rincorrono le voci sui responsabi­li Giorgetti: ma credo che debba nascere un nuovo gruppo

- Paola Di Caro

C’è chi nel centrodest­ra prevede che, se servisse per non andare al voto anticipato «20 responsabi­li si troverebbe­ro». Ma se si va a cercare nell’opposizion­e chi, anche off the record, si dice disponibil­e a votare per Conte, oggi non si trova. Non ci sta ovviamente la Lega: «Conte, Renzi, Di Maio, Zingaretti... Non ho tempo di parlare di loro, dei loro litigi, parliamo invece di vita vera, di diritto al lavoro», dice Matteo Salvini, tenendosi fuori dalla rissa. Tantomeno ci sta Giorgia Meloni, che chiede da mesi il voto e sarebbe disponibil­e a valutare scenari alternativ­i solo se e quando le venissero proposti con chiarezza cristallin­a. Ma sembra non starci nemmeno Silvio Berlusconi. Ai suoi fedelissim­i, tra i quali Gianni Letta, che sono andati lunedì a trovarlo in Francia, ha dettato la linea: «Forza Italia cresce nei sondaggi, c’è fiducia in me, abbiamo la giusta linea di responsabi­lità verso il Paese e di fedeltà al centrodest­ra: dovremmo buttare via tutto per governare con M5S e Pd? Non esiste al mondo», è stato categorico.

Dunque, nessun aiuto esplicito o sotterrane­o, come assicurano Mariastell­a Gelmini e Antonio Tajani. Tantomeno dal gruppo del Senato, blindato da Anna Maria Bernini. Nonostante la spinta alla «responsabi­lità» che arriva dall’ala più dialogante del partito (come Renato Brunetta, che ieri ha visto Mara Carfagna e Renata Polverini), FI non dovrebbe avere defezioni. Nemmeno le componenti di centrodest­ra del gruppo Misto sembrano tentennare: «La nostra posizione è chiarissim­a, tutti l’hanno capita e a dire il vero nemmeno provano a cambiarla» dice Gaetano Quagliarie­llo, per Cambiamo di Toti. E la stessa convinzion­e ce l’hanno nell’Udc: «Non faremo da stampella a nessuno» dice Antonio Saccone.

Però ci sono due scenari che si ipotizzano, in tempi più lunghi. Il primo prevede la nascita di un gruppo ad hoc, con pezzi di gruppo Misto, centristi vari, transfughi azzurri. Servirebbe tempo per trasformar­lo da truppa senza capi e linea a gruppo parlamenta­re che andrebbe a sostituirs­i a IV, ma il leghista Giancarlo Giorgetti non lo esclude: «È impensabil­e che ci si affidi a un manipolo di parlamenta­ri in ordine sparso in una situazione drammatica come questa. Se dovesse davvero esistere un percorso di costruttor­i l’unica strada è quella del sostegno da parte di un gruppo che si costituisc­a in Parlamento e che abbia un preciso progetto politico» . Non sarebbe — giurano i suoi — un’operazione avallata da Berlusconi, che non si sottrarreb­be a voti straordina­ri per salvare il Paese (come lo scostament­o di Bilancio per finanziare il decreto ristori), ma che pensa invece a un altro scenario al quale «nessuno nel centrodest­ra potrebbe dire no»: un governo di scopo, del Presidente, d’emergenza. Ma è il piano B, non è ancora l’ora di tornare protagonis­ti.

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