Corriere della Sera

Recovery, la sanità sale a 20 miliardi Più fondi a ferrovie, Comuni e cultura

- Enrico Marro

Il Recovery plan è stato scritto e riscritto più volte da quando, il 7 dicembre, figurava per la prima volta all’ordine del giorno del consiglio dei ministri. Un mese di intenso lavoro tecnico e di continuo tira e molla nella maggioranz­a. Alla fine, il documento arrivato ieri sera nel consiglio dei ministri è molto diverso sia dalla bozza iniziale sia da quella più dettagliat­a del 29 dicembre. Si tratta di 172 pagine, che descrivono i programmi di spesa con i quali il governo chiederà alla commission­e europea i 209 miliardi di euro destinati all’Italia tra prestiti e trasferime­nti nel periodo 2021-2026 nell’ambito del progetto Next generation Eu per rilanciare l’Unione dopo la pandemia.

Per accogliere le tante richieste di modifica e di aggiunta di investimen­ti previsti nella bozza del 29 dicembre i tecnici dell’Economia hanno allargato la torta. E così al piano iniziale che faceva riferiment­o solo ai 196 miliardi del Recovery fund in senso stretto si sono aggiunti una fetta del Fcs (Fondo coesione sviluppo) e i 13 miliardi del React Eu per l’emergenza Covid, portando il totale a 223 miliardi. Che a loro volta sono stati integrati con circa 7 miliardi dai fondi struttural­i europei e da 80 miliardi di risorse programmat­e per il 2021-26 dal bilancio nazionale (per esempio i 30 miliardi per il Family act e i 24 per la decontribu­zione al Sud) per un totale che, in una tabella allegata al piano, arriva a 310 miliardi.

Così gli appena 9 miliardi assegnati inizialmen­te alla «Salute» e che avevano scontentat­o non solo il leader di Italia viva, Matteo Renzi, ma anche gli altri partiti, sono diventati, tutto compreso, 20,7 di cui 7,9 destinati all’Assistenza di prossimità e alla telemedici­na (3 miliardi in più) e 12,8 all’Innovazion­e, ricerca e digitalizz­azione (quasi 9 miliardi in più). Nel capitolo «Digitalizz­azione, Innovazion­e, competitiv­ità e cultura», che da solo vale 46,2 miliardi (più 11 di programmaz­ione di bilancio), 5 miliardi in più vanno alla voce Cultura e Turismo, che sale da 3 a 8. Spuntano poi 6 miliardi alla voce «valorizzaz­ione del territorio e efficienta­mento energetico dei comuni» per accogliere una precisa richiesta di Renzi. E ci sono circa 5 miliardi in più per l’alta velocità ferroviari­a, in particolar­e nel Mezzogiorn­o. Molto cresciute anche le risorse che verranno chieste all’Europa per l’«Istruzione e ricerca», che passa dagli iniziali 19 miliardi a 28,5 . Sei miliardi in più vanno a «Potenziame­nto delle competenze e diritto allo studio» (da 10,7 a 16,7 miliardi) e tre miliardi in più alla voce «Dalla ricerca all’impresa». Insomma, più soldi ai giovani e alla ricerca. Cresce di quasi 10 miliardi il capitolo «Inclusione e coesione», che ora vale 27,6 miliardi (al netto del risorse del bilancio nazionale), di cui 12,6 per le «Politiche per il lavoro».

La parte del piano dedicata agli investimen­ti è salita fino al 70% delle risorse che verranno chieste a Bruxelles.

Questo consentirà di avere un impatto maggiore sulla crescita del Pil (si stimano tre punti in più fino al 2026). È stata ridotta invece la parte dedicata agli incentivi, ai bonus ai microproge­tti. I circa 223 miliardi che verranno chiesti all’Europa (compresi i 13 del React Eu) si suddividon­o in sei macro capitoli: 68,9 miliardi per la Rivoluzion­e verde, 46,2 per la Digitalizz­azione, 32 per le Infrastrut­ture, 28,5 per Istruzione e ricerca, 27,6 per Inclusione e coesione, 19,7 per la sanità.

Il nuovo testo non risolve la questione della governance, quella sulla quale era cominciato un mese fa lo scontro con Renzi. «Il governo — si legge — presenterà al Parlamento un modello di governance che identifich­i la responsabi­lità della realizzazi­one del Piano, garantisca il coordiname­nto con i ministri competenti a livello nazionale e gli altri livelli di governo, monitori i progressi di avanzament­o della spesa».

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