In Italia 47 mila dosi di Moderna La fornitura distribuita dalle Poste
Sono arrivate ieri in Italia le prime 47 mila dosi di Moderna, il secondo vaccino contro il Covid autorizzato dall’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, e quindi anche dall’italiana Aifa. Le dosi sono state stoccate nell’Istituto superiore di sanità e saranno distribuite alle regioni, tenendo conto della loro percentuale di popolazione con più di 80 anni.
Sarà Poste italiane a distribuire la prima fornitura di questo vaccino che di fatto consente di aprire la seconda fase della campagna. Anche se non è ancora finita la prima, e cioè quella rivolta a medici, infermieri, personale che a vario titolo lavora negli ospedali, operatori e ospiti delle residenze sanitarie assistenziali, dove ci sono soprattutto anziani ma non solo. Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare una seconda tranche del vaccino Moderna. Mentre più avanti, come previsto, le 600 mila dosi in consegna a febbraio e le altre 600 mila di marzo saranno stoccate nel deposito centrale di Pratica di Mare, l’aeroporto militare vicino a Roma. «Siamo chiamati a una sfida epocale, portare il vaccino a tutti i cittadini italiani» dice il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro. «Dopo quasi un anno di buio cominciamo finalmente a intravedere un po’ di luce in fondo al tunnel», aggiunge il commissario all’emergenza Domenico Arcuri. Che però aggiunge: «La strada per arrivare all’immunità di gregge è ancora lunga e impone a tutti di non abbassare la guardia sulle misure di contenimento del virus».
Oltre al vaccino AstraZene
ca — per il quale ieri è stata presentata domanda all’Ema e che potrebbe essere autorizzato il 29 gennaio — da Bruxelles si registrano altri movimenti. La Commissione europea ha infatti concluso le discussioni preliminari con la società francese Valneva per acquistare il suo vaccino, che in caso di autorizzazione da parte dell’Ema potrebbe diventare l’ottavo della lista. Il contratto prevede una fornitura base da 30 milioni di dosi, per tutti gli Stati membri, al quale aggiungere una seconda fornitura da 30 milioni di dosi. In tutto all’Italia ne spetterebbero poco più di 8 milioni di dosi.
Ci sono contatti anche tra l’Ema e l’azienda russa che produce il vaccino Sputnik, usato in Russia fin da agosto. Mentre con le aziende cinesi, almeno per ora, ufficialmente contatti non ce ne sono. BioNTech, che assieme a Pfizer ha messo a punto il primo vaccino autorizzato nell’Unione europea, sta accelerando la produzione e stima di poter fornire nel corso del 2021 fino a 2 miliardi di dosi, sufficienti quindi a vaccinare un miliardo di persone, vista la necessità del richiamo. Sarebbero 700 milioni di dosi in più rispetto all’obiettivo fissato appena un mese fa. Ma basta tutto questo? Intervistato dal
Corriere, il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, ha proposto di rinviare i richiami per fare la prima dose a più persone e poi di pensare a una produzione nazionale. «In Italia ci sono diversi stabilimenti che producono vaccini, anche contro il Covid» commenta il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi. Che poi aggiunge: «Sulle dosi si devono rispettare le regole dettate dalle autorità regolatorie».