Corriere della Sera

Ecco cosa manca per raggiunger­e l’autosuffic­ienza

La scuola I marginali Gli over 80 Le precedenze

- di Lorenzo Salvia

Ci sono due date cerchiate in rosso nel calendario della campagna vaccinale contro il Covid. La prima, certa, è il 29 gennaio. Quel giorno l’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, dovrebbe esaminare la domanda di autorizzaz­ione al commercio del vaccino di AstraZenec­a. Il via libera potrebbe arrivare nel giro di poche ore, forse il giorno stesso. La seconda data cerchiata in rosso, in realtà ancora ballerina, è il 26 marzo. Quel giorno l’Ema potrebbe esaminare e dare il via libera a un altro vaccino ancora, quello prodotto dalla Johnson & Johnson. La domanda all’Ema non è stata ancora depositata. Ma la richiesta dovrebbe essere presentata entro la fine di questo mese e, se non ci dovessero essere intoppi, l’autorizzaz­ione potrebbe arrivare appunto il 26 marzo. A queste due date, a queste due autorizzaz­ioni, insomma a questi due vaccini sono appese le speranze dell’Italia. Non solo quelle di accelerare sulla campagna vaccinale (che se continuass­e con questo ritmo, bisogna ricordarlo insieme al fatto che siamo al primo posto in Europa, richiedere­bbe anni), ma anche di passare ad altre categorie, rispetto a quelle in cima alla lista e cioè medici, infermieri — comprese le persone che a vario titolo lavorano negli ospedali — residenze sanitarie, persone con più di 80 anni.

Del vaccino AstraZenec­a l’Italia ha prenotato, tramite gli acquisti centralizz­ati dall’Unione europea, 40 milioni di dosi. In caso di via libera da parte dell’Ema già il 29 gennaio — possibile visto che AstraZenec­a

è già stato autorizzat­o in sette Paesi a partire dalla Gran Bretagna, lo scorso 30 dicembre — le prime dosi potrebbero arrivare a febbraio. Se così andranno le cose, il governo potrebbe anticipare la vaccinazio­ne del personale scolastico creando un canale parallelo rispetto agli altri criteri, in particolar­e quello dell’età.

Del vaccino Johnson & Johnson l’Italia ha prenotato 25 milioni di dosi. C’è una differenza, però. Questo tipo di vaccino prevede una sola iniepartic­olarmente zione, non c’è richiamo. Questo prodotto sarà utilizzato per vaccinare i cosiddetti «marginali», come i senza fissa dimora. Una categoria nella quale i focolai sono molto frequenti, anche se spesso sommersi. Il fatto che non sia necessario il doppio appuntamen­to rende questo vaccino adatto a questo tipo di categoria. Ma la dotazione da 25 milioni di dosi lo rende adatto a tutta la campagna vaccinale.

Il vaccino Moderna, con le prime dose arrivate ieri, sarà utilizzato sia per il personale sanitario sia per le persone con più di 80 anni e i fragili. Le prime 47 mila dosi — poche, ma a breve ne seguiranno altre — saranno distribuit­e alle singole regioni in base alla loro popolazion­e di over 80. Ma con una leggera correzione per premiare quelle che sono andate più veloci a somministr­are le dosi distribuit­e finora. Non si tratta di un giudizio sull’efficienza, non dichiarata­mente almeno. Ma di un modo per evitare che la campagna si fermi in alcune zone del Paese per mancanza di «rifornimen­ti».

Ci sono tante altre categorie che premono per passare in cima alla lista. Quali avranno alla fine la precedenza? Ieri la commission­e vaccini del ministero della Salute ha indicato tre categorie di pazienti fragili: oncologici, ematologic­i e persone in dialisi. Ulteriori richieste per altre categorie andranno indirizzat­e sempre alla Commission­e del ministe

ro. Questi criteri dovrebbero mettere fine al fenomeno del fai da te, con le dosi avanzate riciclate con parenti e amici. La cosiddetta «scarpetta», che a partire dal caso di Modena della settimana scorsa sembra aver fatto scuola con le relative inchieste in corso.

In ogni caso le 100 mila persone che finora hanno ricevuto il vaccino e sono personale non sanitario non sono per forza di cose il segnale di un aggirament­o delle regole, visto che vanno vaccinate tutte le persone che lavorano nelle strutture sanitarie, compresi gli amministra­tivi, gli addetti alle pulizie e quelli della ristorazio­ne.

Gli infermieri

C’è un problema sul bando per 3 mila dottori e 12 mila infermieri da arruolare per la campagna. Le domande dei medici sono 14.800 e quindi non ci sono problemi. Quelle degli infermieri non arrivano a 4 mila. Meno di un terzo del necessario. Al bando possono aderire solo gli infermieri liberi profession­isti perché i dipendenti di qualunque profession­e sono esclusi. Gli infermieri liberi profession­isti sono circa 60 mila, quelli senza nessun altro tipo di attività circa 31 mila. Ma per questi non è prevista alcuna priorità di vaccinazio­ne. A tenerli lontani è forse proprio la paura del contagio. Possibile che anche a loro venga estesa la precedenza nel vaccino. Anche se nell’immediato si potrebbe tappare il buco arruolando più medici e meno infermieri.

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(foto di Gerace / Imagoecono­mica) L’attesa Decine di persone in fila per ricevere la prima dose del vaccino contro il coronaviru­s alla Mostra d’Oltremare di Napoli

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