Corriere della Sera

Il panettiere e il suo garzone: lo sciopero della fame che commuove la Francia

Il ragazzo verso l’espulsione perché 18enne, il fornaio ricoverato

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE S. Mon.

«Laye è un ragazzo educato, puntuale, che lavora benissimo e mi è di grande aiuto. Non prende il posto a nessuno, da tempo non riuscivo a trovare un apprendist­a. Quindi non capisco perché non possa continuare a lavorare nella mia panetteria». Stéphane Ravacley, fornaio cinquanten­ne di Besançon, è in sciopero della fame dal 3 gennaio perché si oppone all’ordinanza di espulsione di Laye Fodé Traoréiné, arrivato un anno e mezzo fa come minore non accompagna­to dalla Guinea.

Il ragazzo non ha mai conosciuto i suoi genitori biologici. Compiuti i 16 anni la madre adottiva gli ha consigliat­o di raggiunger­e l’Europa: lui ha attraversa­to il Mali e la Libia, è arrivato in Italia su un barcone e poi in treno a Nimes, dove un’associazio­ne di volontari lo ha infine condotto a Besançon. «Ho scelto di fare l’apprendist­a panettiere perché ci sono molte cose diverse da fare, e mi piacciono i croissant e il pane. Svegliarmi presto non mi disturba affatto». Laye Fodé Traoréiné è colpito da espulsione perché ha raggiunto la maggiore età e i documenti non sono in regola. «La maggior parte dei ragazzi dopo l’apprendist­ato se ne vanno perché non hanno più voglia di fare quel lavoro o perché il patron non si occupa bene di loro — dice Ravacley. Con Laye invece abbiamo fatto due mesi di prova ed è andato tutto bene, si sveglia tutte le mattine alle 3 per venire al forno, ha imparato il francese e vorrebbe continuare. È un ragazzo per bene e volenteros­o, perché rimandarlo indietro a patire nel suo Paese, quando qui ha un lavoro che gli piace?».

Ieri mattina alle 8 e 30, all’ottavo giorno di sciopero della fame, il fornaio si è sentito male mentre era in auto. È

"E’ un bravo ragazzo e non prende il posto a nessuno, da tempo non riuscivo a trovare un apprendist­a

rimasto un quarto d’ora semisvenut­o al freddo, poi i soccorrito­ri lo hanno portato in ospedale, dove ha ricevuto una flebo. Stéphane Ravacley è tornato a casa intorno alle 15 e si riposa «ma lo sciopero della fame continua finché non mi diranno che quel ragazzo può restare».

L’impegno di Stéphane Ravacley ha ispirato uno slancio di solidariet­à, molti cittadini di Besançon da giorni vanno nella sua panetteria per firmare la petizione al presidente Emmanuel Macron, e l’appello online ieri sera ha superato le 220 mila firme. «Quella di Stéphane Ravacley è la storia di un uomo senza parrocchia politica che ha deciso di combattere l’ingiustizi­a, fino in fondo. Certi casi individual­i diventano simboli che definiscon­o quel che siamo e quel che vogliamo essere», si legge in un altro appello a Macron firmato da molte personalit­à tra le quali l’attore Omar Sy, la scrittrice Leila Slimani e il deputato europeo Raphaël Glucksmann.

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Stéphane Ravacley e Laye Fodé Traoréiné a Besançon
In bottega Stéphane Ravacley e Laye Fodé Traoréiné a Besançon

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