Corriere della Sera

La fuga dal posto di blocco e la morte nel capannone Simone, il giallo del suicidio

Monza, il padre e la telefonata durante l’inseguimen­to nella notte «Diceva che aveva paura che lo uccidesser­o, sentivo gli spari»

- di Federico Berni

La recente soddisfazi­one di un’assunzione: un contratto di lavoro a tempo indetermin­ato come gommista. Nessun problema economico. I progetti di convivenza con la fidanzata. Un viaggio in programma, non appena avessero riaperto le frontiere. Niente, nella vita di Simone Mattarelli, 28enne di Lentate Sul Seveso, comune in provincia di Monza, avrebbe fatto pensare all’intenzione di farla finita. Almeno in apparenza. I primi a non crederci sono i

La corsa disperata

Il 28enne ha prima abbandonat­o l’auto e poi è fuggito per la boscaglia

I dubbi

È stato trovato impiccato con la sua cintura ma le gambe toccavano terra

suoi genitori, che hanno chiesto e ottenuto dalla magistratu­ra ulteriori accertamen­ti sulla morte del figlio, trovato impiccato con la cinghia dei suoi pantaloni, alle prime ore del 4 gennaio, al gancio di una ditta di recupero del vetro di Origgio, in provincia di Varese, dopo una notte turbolenta durante la quale era scappato in auto a un posto di blocco dei carabinier­i.

La Procura di Busto Arsizio ha aperto sulla vicenda un fascicolo contro ignoti nel quale si ipotizza il reato di istigazion­e al suicidio (pm Susanna Molteni), anche se l’indagine è ancora alle battute iniziali e si attendono riscontri prima di sbilanciar­si verso qualche spiegazion­e alternativ­a al gesto estremo. In primo luogo servono gli esiti dell’autopsia, eseguita lunedì, alla quale ha partecipat­o anche un consulente medico di parte scelto dall’avvocato Roberta Minotti, che assiste la famiglia di Simone Mattarelli. Secondo il legale, i primi risultati parziali dell’esame autoptico aumentereb­bero i dubbi sul suicidio. Perplessit­à coltivate già quando è stato trovato il corpo del giovane, appoggiato con le gambe che toccavano terra, con delle ecchimosi allo zigomo e alla mano sinistra.

Altro fronte investigat­ivo è quello relativo agli ordini di servizio delle pattuglie che si sono lanciate la sera del 3 gennaio all’inseguimen­to della Bmw condotta da Simone, la cui unica macchia nel passato è un episodio di guida in stato di ebbrezza con ritiro della patente. Secondo quanto ricostruit­o, il giovane, dopo l’ora del coprifuoco, sarebbe stato intercetta­to a un posto di blocco a Cantù (Como), dal quale è fuggito senza fermarsi all’alt riuscendo a seminare l’auto di servizio. Poco più tardi, però, sarebbe stato inseguito da altre due diverse pattuglie tra Cesano Maderno, Seregno e Desio, in Brianza, per poi arrivare sino alla provincia di Varese, dove ha abbandonat­o l’auto in un prato fangoso ed è fuggito a piedi tra la boscaglia. Nella stessa zona, all’interno di un’area industrial­e, è stato poi trovato impiccato, alcune ore dopo.

Durante l’inseguimen­to, secondo la testimonia­nza resa dal padre agli inquirenti, il figlio gli avrebbe telefonato, affermando di essere inseguito e in pericolo, per poi condivider­e la propria posizione tramite WhatsApp una volta arrivato a Origgio. Durante la chiamata, il papà ha riferito di aver percepito il rumore delle sirene e di colpi di pistola (ne sarebbero stati sparati otto a scopo intimidato­rio). L’uomo, che vive a Legnano, si è messo in viaggio verso il punto indicatogl­i dal giovane. Lungo il tragitto ha incrociato e fermato una pattuglia per spiegare la situazione. I militari, a quel punto, lo hanno fatto andare in caserma a Desio, nel monzese. Ma una volta lì, non ha trovato il figlio, ma solo la sua auto.

La scoperta del corpo, infatti, sarebbe avvenuta più tardi. Il ragazzo impiccato, all’interno della ditta, con gli abiti sporchi di fango e terra. Le scarpe sportive bianche, invece, appoggiate lungo il perimetro esterno della cancellata dello stabilimen­to. Stranament­e senza macchie. Altra circostanz­a, questa, che alimenta i dubbi della madre e del padre ancora sconvolto dalle ultime parole del figlio al telefono: «Ho fatto un casino sto venendo da te, non posso fermarmi, ho paura che mi uccidano».

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Gommista Simone Mattarelli era appena stato assunto in un’officina a tempo indetermin­ato
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