Corriere della Sera

«Raid neonazista online, ora ho paura»

La scrittrice Tagliacozz­o insultata durante la presentazi­one del suo libro su Zoom. Indaga la Procura

- Paolo Coccorese

Spetterà alla Procura di Torino capire da dove è partita quella cascata di odio. Una serie di immagini e di minacce antisemite che domenica hanno rovinato la presentazi­one online dell’ultimo libro sulla Shoah, scritto da Lia Tagliacozz­o. Raid squadrista «a distanza», sulla piattaform­a Zoom, che ha ferito nel profondo la giornalist­a. «L’aspetto più sgradevole è l’intrusivit­à di questo attacco», svela la scrittrice.

L’intrusivit­à?

«Come gli altri partecipan­ti, ero seduta nel mio salotto, a casa mia. Quando, attraverso il computer, sono arrivate le minacce di queste persone. Sono entrate nel mio ambiente più familiare e intimo».

È stata colpita dove si sentiva più sicura?

«Sì, è stato disturbant­e. Poi ci aggiungo la rabbia».

La rabbia?

«Invece di scemare, aumenta. Non avevo mai sentito parlare di questa nuova pratica chiamata “zoombombin­g”. Ma nelle ultime ore, grazie alle tante persone che mi hanno scritto, ho scoperto che è diventata una minaccia molto comune in alcuni ambienti».

In quali?

«Essere presi di mira durante una videoconfe­renza, con quelle cose impronunci­abili, è capitato a molte associazio­ni, come quelle femministe. Ma anche a un gruppo di una chiesa evangelica».

Anche a loro?

«Lo zoombombin­g si è scatenato durante un incontro organizzat­o per ragionare sulla creazione di una pastorale per gli omosessual­i».

Qual è il sospetto?

«Guarda caso, gli obiettivi presi di mira solo quelli tipici dei gruppi di estrema destra. Non è una ragazzata. Non è come suonare i citofoni. C’è il sospetto che dietro ci sia un’organizzaz­ione».

Il blitz è avvenuto sulla piattaform­a che di solito è usata per le riunioni a distanza

Ci sono colpe di Zoom?

«L’uso delle nuove tecnologie ci ha permesso di restare vicini. Anche durante la pandemia...».

Insomma, questi software sono una cosa positiva?

«Sì, ma le piattaform­e hanno delle responsabi­lità. Devono, per esempio, offrire degli strumenti di protezione. Offrendo, magari, la possibilit­à di espellere velocement­e gli utenti che, come nel mio caso, per due lunghissim­i minuti decidono di scatenare la gazzarra. Ma ci sono anche altre questioni».

Quali?

«Episodi come questo evidenzian­o come sia necessario un lavoro di sostegno delle istituzion­i. Nelle scuole, l’educazione civica è materia irrinuncia­bile. Poi ci vuole l’impegno concreto di quelle giudiziari­e».

La Procura di Torino sta indagando...

«Spero che vadano avanti. E si possano individuar­e i responsabi­li. Grazie alla spinta della società civile, serve per dare la forza. È necessaria».

Ha subito altri attacchi?

«Mai, ma la diffusione delle parole di odio sui social sta contribuen­do a creare un clima che non mi piace».

Perché?

«Ci stanno abituando a un linguaggio violento che è legittimat­o anche da alcuni politici, purtroppo».

Ha paura?

«Sì, sono ebrea. E non fa bene frequentar­e una sinagoga presidiata dalle forze armate. Ma non bisogna fermarsi, è assolutame­nte vietato fare dei passi indietro sui temi del rispetto dei diritti sociali, civili e dell’immigrazio­ne. Neanche dopo questo attacco».

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Lia Tagliacozz­o, 56 anni, romana, esperta di cultura ebraica, ha scritto libri su identità e memoria
Scrittrice Lia Tagliacozz­o, 56 anni, romana, esperta di cultura ebraica, ha scritto libri su identità e memoria

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