«Raid neonazista online, ora ho paura»
La scrittrice Tagliacozzo insultata durante la presentazione del suo libro su Zoom. Indaga la Procura
Spetterà alla Procura di Torino capire da dove è partita quella cascata di odio. Una serie di immagini e di minacce antisemite che domenica hanno rovinato la presentazione online dell’ultimo libro sulla Shoah, scritto da Lia Tagliacozzo. Raid squadrista «a distanza», sulla piattaforma Zoom, che ha ferito nel profondo la giornalista. «L’aspetto più sgradevole è l’intrusività di questo attacco», svela la scrittrice.
L’intrusività?
«Come gli altri partecipanti, ero seduta nel mio salotto, a casa mia. Quando, attraverso il computer, sono arrivate le minacce di queste persone. Sono entrate nel mio ambiente più familiare e intimo».
È stata colpita dove si sentiva più sicura?
«Sì, è stato disturbante. Poi ci aggiungo la rabbia».
La rabbia?
«Invece di scemare, aumenta. Non avevo mai sentito parlare di questa nuova pratica chiamata “zoombombing”. Ma nelle ultime ore, grazie alle tante persone che mi hanno scritto, ho scoperto che è diventata una minaccia molto comune in alcuni ambienti».
In quali?
«Essere presi di mira durante una videoconferenza, con quelle cose impronunciabili, è capitato a molte associazioni, come quelle femministe. Ma anche a un gruppo di una chiesa evangelica».
Anche a loro?
«Lo zoombombing si è scatenato durante un incontro organizzato per ragionare sulla creazione di una pastorale per gli omosessuali».
Qual è il sospetto?
«Guarda caso, gli obiettivi presi di mira solo quelli tipici dei gruppi di estrema destra. Non è una ragazzata. Non è come suonare i citofoni. C’è il sospetto che dietro ci sia un’organizzazione».
Il blitz è avvenuto sulla piattaforma che di solito è usata per le riunioni a distanza
Ci sono colpe di Zoom?
«L’uso delle nuove tecnologie ci ha permesso di restare vicini. Anche durante la pandemia...».
Insomma, questi software sono una cosa positiva?
«Sì, ma le piattaforme hanno delle responsabilità. Devono, per esempio, offrire degli strumenti di protezione. Offrendo, magari, la possibilità di espellere velocemente gli utenti che, come nel mio caso, per due lunghissimi minuti decidono di scatenare la gazzarra. Ma ci sono anche altre questioni».
Quali?
«Episodi come questo evidenziano come sia necessario un lavoro di sostegno delle istituzioni. Nelle scuole, l’educazione civica è materia irrinunciabile. Poi ci vuole l’impegno concreto di quelle giudiziarie».
La Procura di Torino sta indagando...
«Spero che vadano avanti. E si possano individuare i responsabili. Grazie alla spinta della società civile, serve per dare la forza. È necessaria».
Ha subito altri attacchi?
«Mai, ma la diffusione delle parole di odio sui social sta contribuendo a creare un clima che non mi piace».
Perché?
«Ci stanno abituando a un linguaggio violento che è legittimato anche da alcuni politici, purtroppo».
Ha paura?
«Sì, sono ebrea. E non fa bene frequentare una sinagoga presidiata dalle forze armate. Ma non bisogna fermarsi, è assolutamente vietato fare dei passi indietro sui temi del rispetto dei diritti sociali, civili e dell’immigrazione. Neanche dopo questo attacco».