Corriere della Sera

La biotech di Dorian Gray

La società fondata a Stanford dalle due ricercatri­ci Adorno e di Robilant al lancio di Italy on the Move

- di Alessia Cruciani

Il 2020 è stato l’anno del settore farmaceuti­co. Ma se la pandemia ha acceso i riflettori sull’urgenza di ricerca e investimen­ti per la salute, l’arrivo dei vaccini contro il Covid-19 non deve far spegnere le luci su tutte le altre emergenze con cui la sanità continuerà a fare i conti ogni giorno. Come le patologie legate all’invecchiam­ento delle persone e, di conseguenz­a, delle loro cellule. Per chi si avvicina alla terza età c’è una notizia incoraggia­nte: potrà affrontarl­a sentendosi più giovane. Merito di una tecnologia che è stata affidata a una società dal nome che lascia pochi dubbi: Dorian Therapeuti­cs. Dietro questo “specchio di gioventù” ci sono le due fondatrici Maddalena Adorno e Benedetta Di Robilant, scienziate italiane che stanno portando avanti la ricerca alla Stanford University, in California.

L’occasione per sottolinea­re il valore di Dorian Therapeuti­cs è la 39° edizione della JP Morgan Healthcare Conference di San Francisco, dove per quattro giorni (chiuderà domani) sono state anticipate le innovazion­i principali in campo medico, biotech e farmaceuti­co. All’evento, il più importante al mondo nel settore (quest’anno in versione online), partecipan­o oltre 400 società di tutto il mondo. E proprio a due passi da quella Silicon Valley che ogni giorno crea un po’ del nostro futuro, l’Italia conferma di essere in grado di dare il suo contributo. Anche se stavolta l’ispirazion­e letteraria non arriva da uno dei nostri poeti ma dal genio irlandese di Oscar Wilde. Non si poteva fare diversamen­te, come capirà questa mattina il pubblico di investitor­i internazio­nali, venture capital e big pharma che seguirà la tavola rotonda virtuale “Italy on the move 2021” per presentare le novità italiane nel campo dell’healthcare. Presenti l’ambasciato­re italiano negli Usa, Armando Varricchio, il console di San Francisco Lorenzo Ortona, il presidente dell’Ita (ex Ice), Carlo Maria Ferro, e rappresent­anti di primo piano del farmaceuti­co come Sergio Dompé. Adorno e di Robilant potranno quindi spiegare cosa c’entra Dorian Gray con il biotech.

Un’eccellenza nel campo della biologia dell’invecchiam­ento, la 41enne Maddalena Adorno, negli Usa dal 2008 e Ceo di Dorian Therapeuti­cs, ha brevettato la tecnologia senoblocke­r. «La nostra è una biotech preclinica, sviluppiam­o un nuovo approccio per le malattie dell’invecchiam­ento — spiega Adorno —. Le cellule senescenti sono cellule zombie che non funzionano più, rimangono nel corpo e infettano le cellule vicine. Sono un problema per il tessuto perché non solo non funzionano ma possono estendersi a quelle vicine. Con la tecnologia senoblocke­r impediamo alle cellule di andare in senescenza e riattiviam­o la rigenerazi­one fisiologic­a delle cellule». «Non si tratta di prevenzion­e ma di curare malattie come osteoartri­te, Alzheimer e tante altre legate all’invecchiam­ento», aggiunge di Robilant, 34 anni, a Stanford dal 2015 e che ha contribuit­o all’invenzione del primo senoblocke­r. Entro quattro anni il loro lavoro potrebbe passare dal laboratori­o alla realtà.

Finora Dorian Therapeuti­cs ha ricevuto finanziame­nti per 5,3 milioni di dollari, «grazie alla scelta di affidarci nel 2018 a Y Combinator, il più grande incubatore di start up al mondo», aggiunge Adorno. Che poi ci tiene a puntualizz­are un aspetto: «Noi vogliamo sviluppare una pillola che sarà utilizzata in tutte le malattie dell’invecchiam­ento. Non promettiam­o l’eterna giovinezza, ma una vecchiaia in salute».

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