Giuseppe Fiorello show: lampi di vita che emozionano
La storia è quella di un ragazzo del Sud che abbandona la propria terra, sfida il destino per realizzare un sogno e ci riesce, animato dal desiderio comune a quello di tanti suoi coetanei che scommettono sulla fortuna e sul proprio talento per raggiungere una vita migliore. Ma di chi è la storia? Di Giuseppe o di Nicola o di Domenico?
L’aspetto più affascinante e struggente di Penso che un sogno così è che, attraverso la musica di Domenico Modugno, Giuseppe Fiorello è riuscito a raccontare lampi della sua vita, di suo padre Nicola e, ovviamente, di uno dei più grandi interpreti della canzone italiana. Ci sono momenti
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PENSO CHE UN SOGNO COSÌ
Beppe Fiorello emozionanti in cui la vita dei tre si fonde, per non parlare del momento, molto intenso, in cui Rosario Fiorello si presenta in scena con la divisa del padre (appuntato radiotelegrafista della Guardia di Finanza) e canta con il fratello: «Tu si’ ‘na cosa grande pe’ mme /’Na cosa ca tu stessa nun saje / ’Na cosa ca nun aggio avuto maje /Nu bene accussi’, accussi’ grande…».
Giuseppe Fiorello ha portato su Rai1 Penso che un sogno così, adattamento tv dello spettacolo che ha viaggiato lungo l’Italia per 300 serate dedicato a suo padre e a Modugno. Sono biografie che s’intrecciano, si sovrappongono, si fondono. Sono storie che prendono corpo nei ricordi personali o nelle parole di una canzone. Sono momenti di vita, scansioni temporali che grazie alla musica perdono ogni loro temporalità o connotazione perché, per una sera, escono dalla memoria individuale. «Ho avuto un’ispirazione. Con mio padre — racconta Giuseppe — avevo un rapporto di grande dolcezza, di grande fisicità, di calore. Attorno a me avevo pezzi di vita. Ho voluto restituire qualcosa a quell’uomo andato via troppo presto».
La restituzione è avvenuta con finezza, con partecipazione, con una immedesimazione non solo della voce (a tratti Nicola e Domenico sono la stessa persona) ma soprattutto dello spirito.