È crisi, ora Conte in bilico
Renzi fa dimettere le ministre di Italia viva. Il Pd: errore gravissimo. Il premier vuole la conta in Parlamento
La crisi di governo è aperta. Matteo Renzi in diretta tv ha ritirato Italia viva dall’esecutivo, con il passo indietro delle ministre Bellanova e Bonetti, e del sottosegretario Scalfarotto. «La crisi è aperta da mesi — ha detto Renzi durante la conferenza stampa nel tardo pomeriggio di ieri — . Nessuna pregiudiziale, ma non c’è un solo nome per Palazzo Chigi». Il premier Giuseppe Conte, ora in bilico, vuole la conta in Parlamento. Il presidente Sergio Mattarella è in attesa: «Uscire presto da questa incertezza». Zingaretti su Renzi: «Errore gravissimo contro il Paese».
Per ore da Palazzo Chigi è filtrata solo l’ira funesta di Giuseppe Conte: «Il presidente sta fuori dalla grazia di Dio». Finché alle dieci della sera più cupa l’avvocato ha parlato alla sua squadra, rimasta orfana delle ministre renziane. «Purtroppo Italia viva si è assunta la grave responsabilità di aprire una crisi di governo». E poi, con aria davvero mesta: «Sono dispiaciuto e rammaricato, ho fatto di tutto per evitare questo gravissimo danno al Paese, in piena pandemia. Vi chiedo un’ultima prova, facciamo tutto quello che serve agli italiani per la grave crisi sanitaria ed economica». Conte ha accettato le dimissioni di Bellanova e Bonetti e informato il capo dello Stato. Il premier si aspettava lo strappo di Renzi e non confidava granché nell’esito delle disperatissime trattative che i dirigenti del Pd hanno portato avanti fino all’ultimo secondo. Quel che non si aspettava e che lo ha profondamente ferito è la furia demolitrice con cui il predecessore ha provato a rottamare non solo la sua premiership, ma anche la sua persona. L’avvocato si è sentito offeso, tradito, si è convinto che Renzi lo voglia «politicamente morto» e non porgerà l’altra guancia.
La resa dei conti
Raccontano che l’idea della sfida pubblica si vada rafforzando nella sua testa e che Conte senta una voglia crescente di replicare in diretta tv, nell’aula di Palazzo Madama, all’attacco dell’ex alleato. Ma non ora, non subito. L’idea è di non dimettersi oggi stesso e di prendere tempo «per il bene del Paese». Zingaretti è in pressing perché salga oggi stesso al Quirinale, ma Conte pensa di assumere su di sé l’interim dei ministeri vacanti, Agricoltura e Famiglia, per il tempo necessario ad approvare «provvedimenti fondamentali». E solo dopo, «a testa alta» e quando avrà la certezza dei numeri, andare alla resa dei conti in Senato. «Nascerà un nuovo gruppo a sostegno di Conte», assicura un ministro, dopo che il premier in Cdm ha detto che si recherà alle Camere «subito dopo aver approvato scostamento di bilancio e decreto Ristori», con la ferma intenzione di «sottoporsi alle regole della nostra democrazia».
Pd e M5S leali
Resistere, preparare la conta. Cercare una via di uscita dalla crisi al buio, senza Iv. La durezza con cui dem e 5 Stelle hanno commentato la sciabolata inferta da Renzi alla maggioranza non sembra lasciare spazio a punti di sutura. «L’attacco a Conte è un attacco al governo», ha chiuso Dario Franceschini ufficializzando la rabbia e la lealtà del Nazareno al premier, che «sta servendo con passione e dedizione il Paese». Forse è proprio Conte il più determinato di tutti a verificare in fretta se un’altra maggioranza per un «ter» sia possibile. Senza Renzi, contro Renzi. E chissà se è vero che lavora a questo scenario da mesi, perché Conte si era da tempo convinto che prima o poi il fondatore di Italia viva avrebbe chiesto la sua testa. E se i numeri non ci sono? Qual è il piano B del giurista pugliese? Convinto com’è, anche in queste ore amare, che «gli italiani mi vogliono ancora bene», Conte pensa alle urne. Ma poiché il Quirinale non ritiene possibile andare al voto anticipato in piena terza ondata di Covid, potrebbe nascere un governo «elettorale» guidato da Marta Cartabia o Luciana Lamorgese. Conte avrebbe il tempo per preparare le sue truppe, verificando se l’hashtagh #AvantiConConte, rilanciato da Zingaretti e Fraccaro, vuol dire che Pd e M5S lo sosterranno nella nuova corsa verso Palazzo Chigi. Il Movimento potrebbe spaccarsi, ma Conte ha sentito Vito Crimi e più volte un preoccupatissimo Luigi Di Maio, che gli ha promesso il «massimo supporto» dei 5 Stelle.
Quei 45 minuti al Colle
Nel primo pomeriggio Conte è salito al Quirinale e per 45 minuti ha fatto il punto con il presidente Sergio Mattarella sullo «stato di salute», mai così malfermo, della coalizione. Ha avvisato il capo dello Stato che avrebbe fatto «un discorso distensivo, di apertura a Renzi», ma era tormentato dai dubbi e «molto perplesso» sulle possibilità che stendere un metaforico tappeto rosso sotto i piedi di Renzi lo avrebbe indotto al dietrofront. Non voleva farla, quella mossa, ma tale e tante erano state le pressioni del Nazareno perché sgombrasse il campo dall’ultimatum del giorno prima («Mai più con Renzi se rompe»), che Conte si è convinto a togliere al rivale ogni alibi.
L’ultima passeggiata
Dal Colle è sceso a piedi e, sulle stradine del centro, ha cercato l’incontro inevitabile con giornalisti, fotografi e cameraman. «Ci ha spiazzati», ha commentato un esponente dello staff, ma in realtà l’ultima passeggiata aveva il sapore di una uscita studiata. Ecco le lavoratrici delle sale Bingo che implorano: «Presidente, abbiamo i bambini a casa e niente da mangiare». Ecco le grida di incoraggiamento dei passanti, le battute, i selfie... E lui, a ogni passo: «Le persone ci chiedono di continuare, perché con le sfide enormi che l’Italia ha davanti una crisi non sarebbe compresa».
Per ora si prenderà gli interim dei ministeri vacanti per il tempo necessario