Un giorno di caos e trattative Poi Renzi fa scoppiare la crisi
Il capo del governo da Mattarella: ora un patto di legislatura Ma le ministre di Iv si dimettono. Zingaretti: la misura è colma
Alle otto di sera, alla fine di una giornata convulsa, in cui è successo di tutto, in cui Conte è andato al Quirinale, si registra la furia del Pd contro Matteo Renzi. L’aver fatto dimettere le proprie ministre, nonostante l’appello di Giuseppe Conte, è per Nicola Zingaretti un «atto incomprensibile, un errore gravissimo». Il vicesegretario Andrea Orlando è ancora più duro, la decisione del leader di Italia viva «è un grave errore fatto da pochi che pagheremo tutti». Si aggiunge la «fortissima preoccupazione» sia del ministro Luigi Di Maio che di tutti i vertici del Movimento 5 Stelle che offrono a Conte «il massimo supporto».
La lettera
È l’epilogo di una crisi annunciata, che tutti, tranne Renzi, avrebbero voluto evitare. Teresa Bellanova, Elena Bonetti e Ivan Scalfarotto, nella lettera di dimissioni a Conte mettono nero su bianco l’atto di accusa: è stato «delegittimato il metodo democratico».
L’affondo del senatore
Matteo Renzi nella conferenza che alle 18,15 annuncia le dimissioni della sua squadra, anche se lascia aperti piccoli spiragli per un Conte ter, lancia accuse ancora più gravi, devastanti nel merito: secondo l’ex premier, Giuseppe Conte «è un re nudo», ha con il suo metodo di governo costruito dei veri e propri «vulnus democratici», non ha costruito nessuna vera riforma strutturale, l’unica di questo governo «è quella nostra del Family act», e poi «non è riuscito a sbloccare i cantieri». E ancora fonda la sua presenza a Palazzo Chigi «solo per governare la pandemia, ma non altro». Per non dire dell’«uso discutibile dei servizi segreti».
«Non c’è un solo nome»
Insomma un j’accuse articolato, mirato alla persona più che all’attuale maggioranza, una persona accusata di «populismo», di pensare «solo al consenso», di governare «attraverso i social media», che «vuole pieni poteri, cosa che non consentiremo». Ma che pure lo stesso Renzi ha contribuito a mantenere a Palazzo Chigi. E adesso l’ex premier sembra disposto, forse, a tollerarlo ancora: «Pregiudiziale su Conte? Non abbiamo nessuna pregiudiziale né sui nomi né sulle formule. Sia per questa maggioranza, che per un’eventuale forma diversa di maggioranza parlamentare non c’è un solo nome per Palazzo Chigi».
Renzi è un fiume in piena: i responsabili in Parlamento? «Secondo me li hanno cercati ma non li hanno trovati, se il presidente del Consiglio vorrà venire in Parlamento, noi lo aspettiamo». E il metodo di Conte, che ha l’abitudine «di governare con i decreti legge che si trasformano in altri decreti legge, l’utilizzo dei messaggi a reti unificate, la spettacolarizzazione della liberazione dei nostri connazionali, rappresentano per noi un vulnus alle regole del gioco. Chiediamo di rispettare le regole democratiche».
Pontieri al lavoro
Eppure, prima che la situazione precipitasse, sembrava che si fossero aperti degli spiragli. Il pontiere del Pd Goffredo Bettini, che negli ultimi giorni ha fatto di tutto per scongiurare una crisi, era ottimista dopo l’appello di Conte alla maggioranza: «Ci sono le condizioni, dopo il buon lavoro con il contributo di tutti sul Recovery plan, per definire un’intesa di fine legislatura, nei confini dell’attuale maggioranza che in questi mesi ha ottenuto risultati importanti».
Parole dettate dall’offerta politica dello stesso capo del governo che subito dopo pranzo, alle ore 15,05, si reca al Quirinale, a colloquio con Sergio Mattarella, e quando ne esce sceglie di fare a piedi la strada di ritorno a Palazzo Chigi, fermandosi a parlare con i giornalisti, cercando di scongiurare ancora una volta le dimissioni della squadra di governo di Italia viva: «Sto lavorando a un patto di legislatura e serve uno spirito costruttivo. Confido che ci si possa trovare intorno a un tavolo. Se c’è disponibilità di confrontarsi in modo leale sono convinto si possa trovare il senso di una maggiore e nuova coesione».
Le parole dure del senatore contro il governo: delegittimato il metodo democratico
Conte da Mattarella
Un appello, l’ultimo cui lo hanno quasi costretto sia il Quirinale sia il Partito democratico, che però cade nel vuoto, anche se comunque delinea un perimetro politico: «Ho sempre detto che governo può andare avanti solo con il sostegno di tutte le forze di maggioranza». Nel primo pomeriggio è anche la nota diffusa dal capo dello Stato a lasciar filtrare segnali di speranza: «Conte è salito al Quirinale per riferire sulle decisioni del Consiglio dei ministri di ieri (sul Recovery plan, ndr) e sullo stato dei rapporti della coalizione. Il presidente Mattarella ha sottolineato la necessità di uscire velocemente da questa condizione di incertezza, a fronte dell’allarmante situazione causata dalla pandemia». Uno stato di incertezza che invece di chiudersi si è aggravato in modo repentino, con delle dimissioni che aprono una crisi di fatto, anche se non ancora ufficiale.
Il centrodestra si riunisce in Parlamento ed esulta: la valutazione unanime è che il governo è finito e si dovrebbe solo andare a votare.
La reazione di Orlando: un grave errore fatto da pochi che pagheremo tutti