Su le quotazioni di Delrio e Rosato Nel M5S in discesa Catalfo e Pisano E c’è il totopremier
La conferenza stampa di Matteo Renzi cambia le carte in tavola, sorprende tutti, visto che nelle ultime ore c’era aria di riconciliazione, e fa partire un intreccio di ipotesi che non riguardano più soltanto i ministri di un ipotetico rimpastone, ma il tipo di governo e l’uomo che siederà a Palazzo Chigi.
Naturalmente non si può definire la squadra se prima non si capisce chi è l’allenatore. Se, come pare, uno degli obiettivi del leader di Italia viva era far fuori Giuseppe Conte, il tentativo potrebbe essere quello di costruire un governo con la stessa maggioranza e un altro premier. Nell’ipotesi, Palazzo Chigi finirebbe al dem Dario Franceschini, o a Lorenzo Guerini. Renzi potrebbe proporre Luigi Di Maio, per convincere i riottosi del Movimento. Anche se, come dice un 5 Stelle, «pur di non andare al voto accetteremmo anche Cetto La Qualunque». Più probabile, però, che il Quirinale faccia sentire forte la sua voce. E allora, e anche qui cambierebbe la composizione, potrebbe correre un candidato tecnico, come l’ex presidente della Consulta, Marta Cartabia, o la ministra Luciana Lamorgerse.
In quest’ultimo schema, i partiti entrerebbero con figure di primo piano nell’esecutivo, comprendendo big di diversa estrazione e di diverse correnti per ottenere l’unità interna.
Pd potrebbe entrare Andrea Orlando, magari all’Ambiente, che è ministero apparentemente minore ma che potrebbe avere un’importanza accresciuta dagli investimenti del Recovery Plan. Per il Nazareno potrebbero entrare anche i due capigruppo: Graziano Delrio ai Trasporti e Andrea Marcucci al Lavoro, al posto di Nunzia Catalfo, che ha raccolto molti malumori anche tra i 5 Stelle.
Renzi potrebbe entrare in prima persona — si sta trattando in queste ore — o più probabilmente farebbe spazio a Ettore Rosato (Interno) e Maria Elena Boschi, per la quale ancora non è stato trovato un ruolo certo. Salterebbe invece l’ipotesi ventilata nei giorni scorsi di Goffredo Bettini, che sarebbe entrato come figura di garante di Conte, tra dem e renziani. Sarebbe quindi riconfermato il 5 Stelle Riccardo Fraccaro sottosegretario di Stato a Palazzo Chigi. A quel punto il Movimento — anche per placare i malumori che già si fanno sentire con gli esponenti più vicini ad Alessandro Di Battista — radunerebbe big e capibastone, come si chiamavano una volta: oltre a Fraccaro, resterebbero in squadra il Guardasigilli Alfonso Bonafede e Federico D’Incà (in quota Roberto Fico). E potrebbe entrare Paola Taverna, esponente storica del Movimento e punto di riferimento di molti 5 Stelle. Salterebbero, invece, i ministri più deboli politicamente, come Paola Pisano e Raffaele Costa, che hanno una storia recente nel Movimento. Potrebbero trovare spazio in questa nuova squadra anche forze fresche come Stefano Buffagni (alle Infrastrutture) e Giancarlo Cancelleri (al Sud). Anche il ministro Giuseppe Provenzano resta solido.
Ma è solo uno degli scenari. Perché naturalmente c’è — lasciando sullo sfondo il voto — l’ipotesi che Conte ci provi con i Responsabili. Che nel puzzle ministeriale sarebbero un bel problema: se si immagina un gruppo di una ventina, ci sarebbero 5 o 6 entità da ricompensare con poltrone. Molte, probabilmente troppe. Infine, scenario laterale, un governo di scopo, che traghetti il Paese verso le elezioni, guidato da un leader (non troppo noto ed esposto politicamente) scelto dal Quirinale.