Scuola, il Tar boccia l’ordinanza lombarda Le superiori possono tornare in presenza
Accolto il ricorso di un comitato contro la Dad al 100 per cento «Irragionevole e contraddittoria». La Regione: faremo reclamo
«Irragionevole e contraddittoria». Senza mezzi termini, il Tar della Lombardia boccia l’ordinanza dell’8 gennaio con cui la Regione aveva prolungato fino al 24 la didattica a distanza e di fatto apre uno scivolo per riportare (anche) gli studenti delle superiori (subito) in classe. Una sentenza uscita nella serata di ieri, che prende in contropiede gli stessi vertici di Palazzo Lombardia: «Ci riserviamo, dopo aver valutato nel dettaglio le motivazioni, di proporre reclamo, poiché i riferimenti normativi che hanno orientato il giudice del tribunale non tengono conto della possibilità delle regioni di adottare misure più restrittive dei vari Dpcm», la replica.
Il valzer sulle riaperture delle scuole ha rubato la scena durante le vacanze di Natale, meno vacanze di sempre. La Lombardia che, fino alla vigilia della prima campanella, era orientata a riportare gli studenti tra i banchi, cambia idea davanti a una serie di curve con cui il Cts lombardo mostra come siano proprio i liceali, quasi sempre asintomatici, ad anticipare e generare le catene del contagio.
Il clima si fa prudente e con all’orizzonte la terza ondata da dribblare, si decide di forzare la didattica a distanza al 100 per 100 almeno fino a domenica prossima. Ma la sentenza del Tar ribalta le carte in cattedra: «Il pericolo che l’ordinanza vuole fronteggiare non è legato alla didattica in presenza in sé e per sé, ma al rischio di assembramenti correlati agli spostamenti degli studenti. Emerge così l’irragionevolezza della misura disposta, che, a fronte di un rischio solo ipotetico, di formazione di assembramenti, anziché intervenire su siffatto ipotizzato fenomeno, vieta radicalmente la didattica in presenza per le scuole di secondo grado». C’è poi un tema di contesto: «Nelle zone arancioni, condizione in cui attualmente si trova la Lombardia, sono aperti i negozi e c’è libertà di circolazione anche per i ragazzi. Così poi si ignora il lavoro dei tavoli prefettizi che avevano elaborato un piano per lo scaglionamento degli orari della città».
Un primo round che fa esultare il comitato «A Scuola!», composto da genitori, docenti e cittadini, che si era appellato anche al presidente Sergio
Mattarella, e lunedì aveva depositato il ricorso, spiegando come la Dad costituisca un pericolo per la socialità e un motore di alienazione e diseguaglianza sociale. Un provvedimento che scatena le reazioni dell’opposizione: «La scuola in Lombardia deve riaprire con tutte le condizioni di sicurezza», attacca il Pd locale.
Ora si tratterà di capire l’impatto della sentenza sul calendario. «Ci penseremo oggi», dicono da Palazzo Lombardia. Ma resta il fatto che i tempi tecnici sono molto compressi. Per ovvi motivi organizzativi oggi i ragazzi sono rimasti a casa. E domani, dopo la riunione della cabina di monitoraggio, è attesa la nuova griglia di fasce di rischio stabilita dal governo.
Una decisione che potrebbe fornire un assist per tutti: se la Lombardia dovesse scivolare in zona rossa, licei e terze medie si ritroverebbero a far lezione sul divano di casa. Ma se invece fosse confermata la zona arancione (e i dati dell’ultima settimana vanno in quella direzione) si potrebbe aprire una guerra di reclami. Con gli studenti di nuovo in sospeso, nell’anno più lento e confuso di un’adolescenza che non avrebbero mai creduto di vivere.