Le vittime superano quota 80 mila Allerta per le terapie intensive
Ieri ci sono stati oltre 15 mila nuovi positivi e 507 morti Il primario: «Ora dobbiamo evitare la corsa al ricovero»
I nuovi casi salgono di poco, 15.774 in 24 ore contro i 14.242 di martedì, i tamponi invece sono stati moltissimi (175.429, +33.788 in un giorno) e infatti il tasso di positività scende al 9% (il giorno prima era il 10,05%). Ma i morti ieri hanno superato gli 80 mila dall’inizio dell’epidemia e questo dato drammatico oltre ad avere un impatto psicologico pesante, preoccupa molto i tecnici e i medici. Perché solo ieri altre 507 persone hanno perduto la battaglia contro il virus, e con l’allarme terapie intensive che tornano sopra la soglia di allerta del 30%, la terza ondata potrebbe travolgere gli ospedali prima che i decessi diminuiscano in modo consistente.
Di questo passo in un mese e mezzo si supereranno i 100 mila morti, ecco perché secondo molti operatori sanitari un nuovo lockdown sarà presto inevitabile.
«Stiamo pagando lo struscio prenatalizio, il panettone Covid e il cenone Covid — commenta il direttore del reparto di Anestesia e rianimazione dell’ospedale San Camillo di Roma, Luigi Tritapepe —. Non abbiamo compreso che questa malattia è aggressiva, non ci sono terapie risolutive e occorre tempo per la copertura vaccinale che ci farà tornare alla normalità».
Secondo Tritapepe dobbiamo convincerci che la normalità adesso è distanziamento, mascherina, lavaggio mani. Ed evitare tutte le attività che non sono necessarie. «E invece appena una regione passa dal rosso all’arancione riprendiamo a fare gli aperitivi sui marciapiedi davanti ai bar. Per non parlare degli assembramenti nei supermercati».
È indispensabile, continua il professor Tritapepe, scongiurare la corsa agli ospedali e rafforzare la medicina territoriale, «che non significa abbandonare i malati a casa».
Se si riempiono le rianimazioni di pazienti Covid «siamo costretti — aggiunge il primario — a respingere gli altri malati, per esempio i malati
La percentuale di letti occupati nelle rianimazioni supera la soglia del 30%
oncologici. Al San Camillo al momento la situazione è sotto controllo, abbiamo potuto mantenere due rianimazioni, una Covid e una no. Ma è chiaro che se la pressione aumenta dovremo rinunciare ai posti per altri malati».
Nel bollettino di ieri, comunque, è stata registrata una leggera flessione dell’occupazione di posti letto nelle terapie intensive (-57) e nei reparti ordinari (-187).
Ma L’Agenas certifica che le strutture sanitarie sono sempre in affanno. I rialzi dei giorni scorsi hanno portato i posti letto di terapia intensiva occupati dai pazienti Covid da Nord a Sud al il 31% del totale, oltre la soglia d’allerta del 30%, l’1% in più di una settimana fa. Nei reparti, invece, il dato percentuale si assesta al 37%, al di sotto, quindi, del livello di guardia del 40%. Allarmati sono anche i medici internisti italiani della Fadoi. Secondo il presidente Dario Manfellotto, «l’emergenza Covid non è finita, anzi, dall’inizio dell’anno i ricoveri nei nostri reparti sono cresciuti del 3% a causa di un nuovo aumento dei contagi. Il Covid rischia di travolgerci nuovamente mettendo a dura prova il Servizio sanitario nazionale. Siamo in un momento molto delicato».
«Questo virus non è affatto poco più di un’influenza — conclude il professor Tritapepe —, ma dobbiamo evitare che la gente arrivi in ospedale. Ora dobbiamo essere ferrei per almeno un mese».