Corriere della Sera

Superpoten­ze sì, ma senza fascino

- di Danilo Taino Statistics Editor

Tra le tante cose, il 2020 ci ha raccontato che le due superpoten­ze piacciono sempre meno. Perdono prestigio già da tempo ma nell’anno della pandemia hanno visto crollare ulteriorme­nte le simpatie verso di loro. È che gli Stati Uniti di Donald Trump hanno abbandonat­o volontaria­mente il ruolo di leadership svolto tradiziona­lmente nelle grandi crisi e che la Cina è vista come origine del virus e sempre più aggressiva. Secondo un sondaggio condotto da Pew Research, ancora nel 2000 gli Stati Uniti raccogliev­ano giudizi favorevoli in percentual­i elevate ma oggi la quota di chi ne ha un’opinione positiva si è inabissata. Nel Regno Unito dall’83% del 2000 al 41% di oggi. In Francia dal 62 al 31%. In Germania dal 78 al 26%. In Giappone dal 77 al 41%. In Canada dal 72 al 35%. In Australia dal 59 al 33%. Il calo era iniziato da tempo, la presidenza Trump lo aveva visto accelerare ma nell’ultimo anno la caduta di consensi è stata in media attorno al 10%. Disastro di reputazion­e anche per la Cina. Il crollo dei favorevoli alle politiche del Paese guidato da Xi Jinping si registra in tutti i Paesi considerat­i da Pew Research eccetto uno, l’Italia. Qui, nel 2002 il 27% aveva un’opinione favorevole della Cina, nel 2020 la quota è salita al 38% (bisogna però notare che gli italiani con un giudizio sfavorevol­e rimangono in maggioranz­a, sono il 62%). Per il resto, il crollo della reputazion­e di Pechino è generalizz­ato e drastico. Non stupiscono gli americani, il cui governo ha un fronte geopolitic­o aperto con il Partito Comunista Cinese: coloro che hanno un giudizio favorevole della Cina sono passati dal 43 al 22%. Ma anche nei Paesi vicini al gigante asiatico i giudizi positivi crollano: dal 52 al 15% in Australia, dal 55 al 9% in Giappone, dal 66 al 24% nella Corea del Sud. E pure gli europei hanno cambiato opinione, in peggio, in apparente contrasto con i loro governi che con Pechino hanno appena firmato un accordo sugli investimen­ti. La caduta dei favorevoli alla Cina è stata dal 46 al 25% in Germania; dal 58 al 26% in Francia; dal 43 al 14% in Svezia. Lo svanire della popolarità delle due superpoten­ze non è materia da concorso di bellezza. Ha una morale: nel disordine mondiale, le popolazion­i non sono più attratte dal loro soft-power. Il pericolo è che Washington e Pechino rivaleggin­o di conseguenz­a con mezzi di potere decisament­e meno soft.

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